Pane, aumenti congelati. I fornai di Pesaro mettono un freno: «No a nuovi rincari»

Pane, aumenti congelati. I fornai di Pesaro mettono un freno: «No a nuovi rincari»
PESARO - Caro energia e nuovi aumenti per le materie prime, anche i panificatori sono quasi allo stremo. C’è il rischio di tagli al personale e produzioni...

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PESARO - Caro energia e nuovi aumenti per le materie prime, anche i panificatori sono quasi allo stremo. C’è il rischio di tagli al personale e produzioni ridimensionate, limitando le forniture a bar-pasticcerie della città o supermercati. «Aumentare di nuovo il prezzo del pane al chilo? A che serve?»: è il commento che arriva dai fornai e pasticcieri del territorio. Torneranno a riunirsi entro un paio di settimane i panettieri di Confcommercio e Confesercenti per capire il da farsi.

 

La categoria: «Ormai non è più solo una questione di bollette in arrivo – rimarca Marcello Angelini, dell’omonimo forno – nei primissimi giorni di ottobre tanto per fare un esempio, i nostri negozi di panetteria, hanno subito altri aumenti di materie prime alla fonte come lievito, zucchero e le uova. Il listino è libero. In tempi normali, con circa 1700 euro mensili fra luce e gas, riuscivo a mantenere il normale fabbisogno ma questo è ormai il quarto mese, dove invece devo aggiungere altri 5 mila e 200 euro». 
La riorganizzazione
Ci sono già forni che stanno valutando una riorganizzazione inevitabile di qui a fine anno, Balestieri, Raffaelli o Mosca ne sono un esempio. «Nei miei punti vendita sono passato da un costo della sola energia elettrica di 1500 euro a bollette cumulative fino a 5 mila 700 euro – conferma Giorgio Balestieri, titolare di forni tra cui via Cavour – i 3500 euro di differenza, dove li prendo? A qualcosa si è costretti purtroppo a rinunciare. Mi chiedo, a che serve realmente aumentare di altri 0,10 o 0,20 centesimi un chilo di pane, se il peso delle bollette rimane invariato da mesi? Il pane con altre farine arriva anche a 6-7 euro ma va considerato che il costo di produzione in questo caso è aumentato altrettanto rispetto al costo della normale farina. Rateizzare le bollette poco cambia, il problema è che a queste condizioni i nostri laboratori perdono margini su margini di guadagno. Mi sono trovato costretto a licenziare già un pasticciere ma in assenza di provvedimenti seri a livello centrale, di qui a inizio 2023 non posso escludere di dover licenziare anche un fornaio perché tre negozi più il laboratorio sono in sofferenza a queste condizioni. Parliamo di persone di fiducia, che fanno questo mestiere da tanti anni, e di ricambio generazionale non ce n’è. Tutti poi hanno famiglia, considerando anche 4 commesse, in tutto 7-8 famiglie che cerco finché posso di tutelare, altrimenti preferisco proseguire solo e servire meno negozi al dettaglio rispetto ai 12 attuali. Tentiamo anche la strada per richiedere il Bonus bollette e ricevere almeno un credito d’imposta per restare in piedi». Raffaele Raffaelli ha il laboratorio artigianale a Muraglia: fra i suoi tre punti vendita ha rifornito finora qualcosa come 6-7 mila pezzi fra dolci da forno e salati a bar e caffetterie, più d’estate i bagni e locali stagionali. Ora sta valutando avrebbe di ritoccare la produzione e vendere i suoi pezzi da forno esclusivamente nei suoi due negozi e alla caffetteria-pasticceria di proprietà Polvere di Caffè di via Fratti. Mariella Mosca dell’omonimo forno a Villa Ceccolini si è trovata costretta a ridurre la produzione del laboratorio. «A settembre ho ricevuto una bolletta cumulativa fra luce e gas di ben 11 mila euro, ho ridotto i consumi e obbligatoriamente una parte di produzione di pane di varie tipologie, tenendo in funzione un forno di cottura rispetto ai quattro, che normalmente utilizzavo fino allo scorso anno. Questo mi permette di rientrare in modo sensibile del consumo di energia. Il prezzo da pagare per avere bollette più accettabili, resta però il calo dei quantitativi, salvando comunque la produzione dolciaria. Da un anno ad oggi abbiamo infatti ridotto in modo notevole, tenendo conto che si produceva e si rifornivano le attività con circa 16 quintali di pane».
Le valutazioni


Ognuno si organizza come può e l’unica cosa certa almeno per ora, fa notare anche Marco Arzeni dei panificatori Confcommercio è che la categoria in sé non imporrà prossimi aumenti di prezzo. «Ridurre gli orari di apertura di un’attività come forni e pasticcerie serve a poco. Non è escluso che ci siano operatori, magari con più punti vendita che decidano di chiuderne uno, o mettere in cassa integrazione temporanea».
Letizia Francesconi
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Corriere Adriatico