In piazza 700 studenti e docenti, spettacolo per la pace. Voci di donne dell'Ucraina: «Putin ferma la guerra»

Lo striscione degli studenti a Fano nella manifestazione per la pace
FANO - «Putin, ferma l’invasione. Viva l’Ucraina». Un appello disperato e un sussulto d’orgoglio patriottico hanno concluso ieri mattina la...

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FANO - «Putin, ferma l’invasione. Viva l’Ucraina». Un appello disperato e un sussulto d’orgoglio patriottico hanno concluso ieri mattina la manifestazione in piazza centrale dei Giovani contro la guerra. Gli ultimi interventi sono stati riservati a due portavoce delle comunità locali, Olga e Alina, che con il groppo in gola hanno detto «mille volte grazie agli italiani» per la solidarietà verso il loro popolo, oppresso dall’esercito russo, e chiesto con tutta la forza in corpo una speranza per la fine del conflitto.

 

 

«Russi non state zitti»
«Vogliamo per tutti un mondo senza guerra, noi vogliamo vivere in pace», hanno ribadito le rappresentanti della comunità ucraina locale, ieri raccoltasi in piazza 20 Settembre sotto un grappolo di bandiere con i colori nazionali, azzurro e giallo.

«Russi non state zitti, scendete in strada e protestate contro la guerra», hanno detto entrambe le portavoce in un crescendo di emozione: «In Ucraina stanno morendo i nostri mariti, i nostri figli, la nostra gente». Poco prima aveva preso la parola padre Volodymyr Medvid sacerdote cattolico di rito orientale, che a sua volta è rimasto colpito («Qui mi sento amato») dall’abbraccio fraterno da parte dei circa 700 fanesi ritrovatisi in piazza, quasi tutti studenti: «Ho ascoltato parole forti, un momento bello. Sono sicuro che si troverà la strada della pace, noi abbiamo uno strumento più forte delle armi: il dialogo. Non distrugge, crea».

L'impegno dell'assessora Brunori
Organizzata in piazza centrale dall’assessore comunale Barbara Brunori, la giornata dei giovani per la pace ha richiamato circa 700 fra studenti e insegnanti di scuole medie e superiori. Ce ne sarebbero stati molti di più, se non fosse stato per le limitazioni poste dalle misure per arginare la pandemia. Proposti diversi contributi al tema della giornata, chi ballando e cantando, chi esprimendosi attraverso la pittura, chi leggendo riflessioni sulle ragioni della pace e sui torti della guerra. Questi dati li ha forniti Elena Damiani di Emergency Fano, citandoli dall’ultimo libro di Gino Strada, intitolato Una persona alla volta: il 34 per cento dei feriti in un conflitto è costituito dai bambini, il 26 da anziani, il 16 dalle donne e il 7 dai combattenti.

«Ci sono momenti nella storia - aveva esordito il sindaco Massimo Seri - in cui deve essere chiaro da quale parte si sta». E la scelta di campo non può che essere, ha proseguito Seri, a favore di chi è aggredito e non dell’aggressore, a favore della pace e dell’umanità. «Non c’è umanità – ha detto – nel bombardare ospedali pediatrici, asili, abitazioni civili. Non c’è umanità nell’uccidere una madre e due bambini che stavano fuggendo dalla guerra. Non c’è umanità nell’interrompere i corridoi umanitari».

La censura di Trasarti


Il vescovo Armando Trasarti ha esortato i tanti giovani presenti a fare tesoro tutti i giorni degli insegnamenti tratti da «un momento così bello e una volta tornati in classe non siate prepotenti, razzisti o populisti». Da parte del presule un invito all’accoglienza senza pregiudizi anche verso profughi provenienti da altri continenti, un ammonimento a politici e amministratori («Bene l’inno alla pace, poi però non scannatevi in consiglio comunale») e censura per le dichiarazioni attribuite al patriarcato ortodosso russo: «Ma quale guerra giusta? La guerra è sempre schifosa». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico