Pergola, i pazienti critici a rischio senza Pronto soccorso e anestesisti

L'ospedale di Pergola
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PERGOLA «La Regione avrebbe dovuto garantire a Pergola il Pronto soccorso e la presenza h24 degli anestesisti, secondo il decreto 70 dell’ex ministro Lorenzin. Senza questi servizi l’ ospedale è pericoloso perché i medici reperibili impiegano tre quarti d’ora ad arrivare: se c’è una vera emergenza il paziente muore».


La denuncia senza peli sulla lingua non proviene da un attivista dei comitati o da un politico allarmista, bensì da un professionista competente, il primo responsabile del servizio: il primario di Chirurgia dell’ospedale Santi Donnino e Carlo di Pergola.

«Io l’ho detto e l’ho scritto molte volte - afferma il dottor Francesco Vittorio Gammarota, in servizio da più di un anno a Pergola -. La gente quando si fa male è tentata di andare nel primo ospedale aperto e il primo ospedale aperto in un ampio territorio è Pergola, ma in caso di urgenza non le possiamo fare niente, praticamente non abbiamo nulla, gli anestesisti sono presenti solo 6 ore per 5 giorni alla settimana, a una certa ora non c’è nemmeno il radiologo, bisogna chiamarlo in reperibilità. Di fronte a un caso serio, il medico del Punto di primo intervento non sa dove sbattere la testa».

Il giudizio-appello del primario Gammarota - la cui nomina fu presentata nel febbraio 2017 a Pergola dal governatore delle Marche Luca Ceriscioli come l’occasione per un rilancio dell’ospedale - è perentorio: «O a Pergola si garantiscono i servizi previsti dal decreto 70 per un’area geograficamente disagiata o è meglio chiudere l’ ospedale».

Con la conseguenza, dopo la conversione in strutture di comunità degli ospedali di Cagli, Sassocorvaro e Fossombrone, di una desertificazione dei servizi nelle zone interne, per una sanità organizzata su base regionale e gestita nelle Marche per bacini provinciali attraverso le Aree vaste.

Resterebbe nell'entroterra provinciale solo l’ospedale di Urbino a cui ora il presidio di Pergola è funzionalmente connesso. «Ma i pazienti non vogliono ricoverarsi a Urbino per la distanza (circa un’ora di auto, ndr) - segnala Gammarota -. L’organizzazione degli ospedali è stata fatta in modo molto approssimativo, senza considerare le caratteristiche dei luoghi, l’ospedale di Pergola andrebbe collegato a Fabriano non a Urbino. Una rete sanitaria senza una rete viaria è una follia. Le promesse di Ceriscioli non sono state mantenute, a Pergola l’ospedale è stato completamente smontato».

Tra l'altro, l’ospedale cosiddetto unico Urbino-Pergola dell’Area vasta 1 sconta una speciale contraddizione. Il disegno, come nell'azienda ospedaliera Marche Nord di Pesaro e Fano, è propedeutico all’accorpamento funzionale dei reparti omologhi ma a dicembre, diversi mesi dopo la nomina del primario di Pergola, all'ospedale di Urbino è stato nominato un nuovo primario chirurgo. «Nonostante - sottolinea Gammarota - Ceriscioli mi avesse promesso che l’unico primario di Chirurgia di Area vasta sarei stato io e i dati dimostrassero già allora che né Urbino né Pergola raggiungono i volumi minimi di attività del decreto 70. Ma io sono di Roma e non deve passare lo straniero: perciò ho presentato ricorso. Comunque, l'ospedale unico Urbino-Pergola non è mai stato riconosciuto dal ministero della Salute, tanto che nelle valutazioni di Agenas i due ospedali sono trattati separatamente».

Le dichiarazioni del primario Francesco Vittorio Gammarota hanno subito infiammato il dibattito politico. Il capogruppo di maggioranza della lista Pergola nel cuore, Antonio Baldelli, accusa la Regione e la minoranza consiliare di centrosinistra di aver raccontato bugie, che ora vengono smascherate, perché l'ospedale è stato nel tempo smantellato.


La minoranza di Pergola unita rilancia la richiesta del riconoscimento di ospedale di area geograficamente disagiata, che è un cavallo di battaglia del sindaco Francesco Baldelli, e si smarca dalla Regione, riconoscendo che l'ospedale di Pergola per Chirurgia senza anestesisti h24 e l'assenza del Pronto soccorso soffre di gravi lacune nei servizi erogati. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico