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PESARO Fine dell’obbligo vaccinale Covid per il personale sanitario. In attesa delle lettere di reintegro di medici, infermieri, oss sospesi gli avvocati stanno ricevendo decine di chiamate. Il tema è univoco: la richiesta di riavere indietro le mensilità perse e i risarcimenti per i danni morali. Il governo Meloni ha anticipato al primo novembre la fine dell’obbligo vaccinale rispetto alla scadenza del 31 dicembre stabilita dal precedente esecutivo. Nelle Marche, solo nell’ambito delle cinque Aree Vaste Asur e delle tre aziende ospedaliere, alla data di ieri erano circa 150 i dipendenti della sanità pubblica tenuti a casa per renitenza al siero. Pochissimi però (8-9) i medici sospesi, mentre gli infermieri sono 64 e il resto riguarda operatori sociosanitari e altri profili. L’avvocata Isabella Giampaoli segue una ventina di pesaresi sospesi.
Le lettere di riammissione
«Parliamo di medici, infermieri e personale sanitario.
Stipendi arretrati
L’avvocata promette: «Tutte le cause sinora iniziate continueranno, e proseguirò a depositare i ricorsi per tutti coloro che hanno subito questi soprusi da parte dello Stato, perché la storia non deve dimenticare, perché gli italiani devono ricordare come è facile passare da una democrazia ad uno Stato non democratico, perché tutti coloro che hanno sbagliato devono pagare. Non può passare il messaggio che tutto termina in una bolla di sapone, perché la gente ha sofferto, perché gli italiani sono stati umiliati, feriti e depredati dei loro diritti». Perricci chiude: «Finalmente si sta ripristinando uno stato di diritto anche se a piccoli passi. Non poteva essere altrimenti considerate le risultanze scientifiche che hanno dimostrato l’assoluta inefficacia di tutti vaccini Covid sia nella protezione che nella limitazione dei contagi. E’ quanto abbiamo asserito da oltre due anni. Siamo stati chiamati terrapiattisti, ignoranti, avvocati della morte ma di fatto lottavamo per il ripristino della democrazia. Non sono sorpresa da questa decisione soprattutto in vista della decisione della corte costituzionale».
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Corriere Adriatico