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VALLEFOGLIA - Grande interesse a seguito del primo sopralluogo del bunker della Seconda Guerra Mondiale ritrovato, sotto una fitta selva, nel cuore della campagna a Montecchio di Vallefoglia. Luogo del quale si conosceva l’esistenza ma che fino ad ora praticamente nessuno aveva individuato con esattezza e, soprattutto, visitato.
Nei giorni scorsi il sito è stato esplorato anche dagli speleologi e dagli archeologi di Urbino accompagnati da coloro che lo avevano visitato la prima volta all’inizio del mese, il fotografo Bruno Olivi e la presidente dell’Anrc Antonella Terenzi.
«Abbiamo scoperto che il pavimento non è altro che argilla spaccata, non porfido – spiega la Terenzi – inoltre grazie a Michele esperto speleologo sono emersi altri particolari interessanti». Il bunker, ormai totalmente interrato a seguito della costruzione di via Belvedere, è caratterizzato da due ingressi che si immettono in un comune corridoio da cui si accede alla casamattata. La stanza di 12 mq circa presenta due sedute laterali in cemento armato e una bocca di fuoco dove, presumibilmente, era alloggiata la mitragliatrice. Nel dopoguerra è stata murata la feritoia e parte dell’accesso alla casamatta in cemento armato al fine di riutilizzarla come cisterna.
Recentemente la passione di alcuni abitanti del luogo ha permesso di rinvenire uno dei due accessi e di effettuare l’esplorazione. Questo bunker era noto ai montecchiesi anche grazie alla vicenda che vide protagonista Guido Paolucci conosciuto come “Poian” che prese alle spalle il tedesco che sparava ai soldati nella pianura sottostante. La vicenda è narrata nel libro scritto da don Orlando Bartolucci - “Montecchio un paese, un popolo, una storia” -nel quale è riportato il racconto dell’episodio dallo stesso Paolucci.
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Corriere Adriatico