Urbino, il Pd chiede di sbattere fuori dal Comune il pro-sindaco Sgarbi, il critico testimone di un tafferuglio nella sua casa romana

Sgarbi a Roma con il ristoratore Carriera
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URBINO -  I gruppi consiliari del Pd e Viva Urbino (Balducci Davide, Borgiani Carolina, Rosati Mario, Santi Lorenzo) presentano al sindaco Maurizio Gambini ed alla Giunta una mozione per il ritiro e annullamento della nomina a pro-sindaco di Vittorio Sgarbi. Insomma le polemiche sulla cena sotto i pennoni del Titano, in perfetto campo neutro, non fanno altro che gonfiarsi a dismisura. Altro pepe sul piatto: ieri, nella terrazza della sua casa romana (dove ha ospitato lo stesso ristoratore ribelle, Umberto Carriera) ci sarebbe stato un tafferuglio, culminato con una querela, tra il manager Borgognoni e Ippoliti, responsabile degli account social di Sgarbi. Sul posto la Polizia di Trevi e una ambulanza.

 

«Considerato il protrarsi dell’indecoroso comportamento del critico d’arte a cui la maggioranza dell’Amministrazione del Comune di Urbino ha attribuito il titolo di pro-sindaco – scrivono Pd e Viva Urbino - permettendogli di associare la sua persona e i suoi atti alla città e ai cittadini di Urbino, nel mostrarsi irriverente nei confronti delle disposizioni dei Dpcm e quindi irrispettoso del proprio giuramento di cui all’art. 19 bis dello Statuto del Comune di Urbino; la mancanza di rispetto da parte del medesimo soggetto nei confronti di tutti gli sforzi e delle fatiche di cui le diverse categorie di cittadini si stanno facendo carico per superare le difficoltà attuali; l’oltraggio che giorno per giorno tale persona arreca ai malati, agli operatori della sanità, della scuola e formazione, delle attività economiche e dei servizi, della cultura, del pubblico impiego, a tutti i cittadini e alle Istituzioni». 


E ancora: «La costante copertura e giustificazione a suo favore sinora dimostrata dal sindaco Gambini e dalla sua maggioranza, non fa che rafforzare e giustificare l’azione provocatoria e offensiva e l’associazione al ruolo di rappresentanza pubblica e, perciò, alla città stessa di Urbino

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Corriere Adriatico