Urbino, maxi furto di sementi a Terra Bio. Cinque anni dopo confermate 5 condanne e 62mila euro di spese

Le sementi nel deposito di Terra Bio
URBINO -  Si è concluso il procedimento penale riguardante un’indagine effettuata congiuntamente dal personale della Polizia di Stato in servizio al...

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URBINO -  Si è concluso il procedimento penale riguardante un’indagine effettuata congiuntamente dal personale della Polizia di Stato in servizio al Commissariato di P.S. di Urbino e del Distaccamento Polizia Stradale di Urbino, diretta dalla Procura della Repubblica di Urbino, relativa a una serie di furti di sementi agricole consumati ai danni dell’Azienda “Terra Bio” di Urbino, una cooperativa di più di 80 aziende agricole e di trasformazione che nel 1997 hanno deciso di unire forze ed esperienze associandosi in “Consorzio” per meglio rispondere alle molteplici esigenze del mercato e dei consumatori biologici.


 
Il presidente è il sindaco della città ducale Maurizio Gambini. I fatti risalgono alla notte fra il 2 e il 3 ottobre 2015. In data 11 settembre si è tenuto l’ultimo atto del processo, con la condanna degli imputati a pene comprese fra i due anni e quattro mesi ed i tre anni e sei mesi, più 62.500 euro di spese processuali. All’epoca è stato perpetrato un furto di circa 2mila quintali di sementi, per un valore di 500mila euro, presso un magazzino di prodotti agricoli sito sulle Cesane di proprietà della predetta cooperativa. In particolare i malfattori, dopo aver forzato il cancello di ingresso, utilizzando le stesse ruspe dell’azienda, caricano su alcuni camion il materiale agricolo, già pronto per la vendita. La conseguente attività d’indagine, articolata su più regioni, ovvero le Marche, l’Emilia Romagna, l’Abruzzo e infine la Puglia, metteva in luce il coinvolgimento di quattro soggetti baresi e di un quinto originario del Maceratese, già noti alle forze dell’Ordine. Grazie al positivo esito dell’operazione, l’azienda Terra Bio riusciva a tornare in possesso ed a ricollocare sul mercato la gran parte delle sementi, che già erano state ridestinate alla vendita sotto altri canali e pronte per essere spedite a differenti punti di stoccaggio nel Ravennate e nel Maceratese. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico