Picchiata e vessata da marito e figli, l'incubo vissuto da una donna a Tavullia finisce in tribunale

Un'aula di Tribunale
PESARO -  Il forte profumo di un’altra donna, le domande al marito. Finisce all’ospedale dopo aver preso le botte. E a dar manforte all’uomo ci sarebbero...

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PESARO -  Il forte profumo di un’altra donna, le domande al marito. Finisce all’ospedale dopo aver preso le botte. E a dar manforte all’uomo ci sarebbero stati anche i figli della coppia. E’ iniziato ieri davanti al collegio di Pesaro il processo che vede un 57enne albanese residente a Tavullia accusato di maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie. L’episodio che avrebbe fatto scoprire 17 anni di vessazioni sarebbe proprio quello del profumo.

 

Lei era finita in ospedale con ematomi e traumi contusivi giudicati guaribili in tre giorni. Da qui la querela innestata in un corto circuito di un rapporto in cui lei, per paura di ritorsioni, non avrebbe sporto querela prima nonostante le botte. E avrebbe continuato a vivere con lui convinta di poter ritirare le accuse. Ma il reato è perseguibile d’ufficio e ieri si è arrivati alla prima udienza. L’accusa parla di un rapporto infernale in cui lei sarebbe stata picchiata ad ogni disobbedienza, trattata come una serva. Il marito le avrebbe impedito di frequentare altre persone, compreso il fratello della donna con la minaccia di picchiarla. Botte che arrivavano con cadenza settimanale. Ma sempre sepolte nel silenzio. Lui le avrebbe impedito di prendere la patente, di partecipare ai colloqui scolastici della figlia e persino di acquistare farmaci e abiti.

Era il fratello a fornirle il necessario. Negli anni le avrebbe imposto di lasciare il lavoro per seguire solo la casa e la prole. Umiliazioni e vessazioni che hanno provocato uno stato d’ansia nella donna. Lui sarebbe stato solito chiuderla in casa a chiave dall’esterno. Insulti ed epiteti si sarebbero succeduti costantemente. Così come le botte, arrivate anche nel giorno del compleanno di lei e in quello del figlio. I ragazzi anzi avrebbero dato manforte al padre in questi comportamenti.

Una situazione che avrebbe reso la vita di lei una sofferenza quotidiana. Per l’accusa l’uomo la considerava come “una cosa di sua proprietà”. Lei stessa, pur vessata, non nutriva rancore verso il marito. Il 57enne era stato raggiunto da un decreto di allontanamento, poi revocato. La donna si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Eleonora Nocito che è pronta a chiedere un risarcimento di 10 mila euro.

 

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Corriere Adriatico