Rolex e soldi come anticipo sul restyling di casa, il cantiere non parte e il titolare sparisce

Il cantiere non parte e il titolare sparisce
PESARO I soldi e un Rolex come anticipo per le ristrutturazioni, ma i lavori non sono mai partiti e l’imprenditore è scappato. Nuova condanna per Lorenzo Rivera, 49...

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PESARO I soldi e un Rolex come anticipo per le ristrutturazioni, ma i lavori non sono mai partiti e l’imprenditore è scappato. Nuova condanna per Lorenzo Rivera, 49 anni, già noto per alcune condanne. Ieri davanti al giudice monocratico le parti offese hanno raccontato la loro versione, cosa che ha portato l’imprenditore a dover rispondere di truffa. Il suo avvocato, Diego Soddu, ha detto che era “libero assente” e non avrebbe reso esame. Un avvocato e un geometra pesarese lo avevano contattato per ristrutturare le rispettive abitazioni. Lui avrebbe chiesto degli anticipi, circa 7000 euro alla signora e 4500 euro al geometra. 

 

 

L’uomo, tutelato in sede civile dall’avvocato Mauro Mengucci, ha raccontato di avergli dato come garanzia il Rolex della madre, un oggetto non solo dal valore economico, ma anche affettivo. Ma lui avrebbe chiesto di più. «Mi si è presentato in lacrime dicendo che la moglie gli aveva bloccato tutti i conti dopo un litigio, così mi ha chiesto dei contanti». La versione è che avrebbe preso circa 1600 euro e che il cantiere sarebbe partito. Ma quando il geometra si era presentato sul posto gli operai hanno detto che se ne stavano andando e non avrebbero mai iniziato a lavorare. Caso simile per l’avvocato che dopo la caparra per l’acquisto dei materiali edili, ha visto sparire l’imprenditore. Neanche a dirlo, il materiale non era mai arrivato. Niente solai, niente riscaldamento a pavimento. Da qui è scattata la denuncia. Il pm ha chiesto 9 mesi di reclusione, il giudice lo ha condannato a 1 anno e 1 mese e al risarcimento di 4.600,00 per il geometra e 7.600 per l’avvocato. Rivera è già noto alla giustizia e ha diversi procedimenti alle spalle. 

Fu condannato a 6 anni e 8 mesi per il reato di truffa aggravata e appropriazione indebita. Secondo le carte avrebbe ricevuto 371 mila euro da due sorelle pesaresi (87 e 76 anni) per la ristrutturazione dell’immobile e ricavarne 4 appartamenti da mettere sul mercato. Poi avrebbe “indotto” le due a conferirgli la procura di vendere gli immobili e quindi incassato 430 mila euro per la alienazione degli appartamenti “senza corrisponderla alle sorelle”.



Fu condannato a 3 anni anche per bancarotta documentale per la Vera Edil, fallita. L’imprenditore aveva già subito una condanna a 1 anno e 8 mesi. Era accusato di appropriazione indebita di 30 mila euro per aver incassato un preliminare di vendita di un appartamento. Lo stesso che vendette a un altro cliente. Infine 3 anni e 6 mesi nel 2019 per bancarotta fraudolenta. L’imprenditore, in qualità di amministratore di fatto della Nuova Edil, assieme ad altri due soci, avrebbe distratto tramite prelievi in contanti, assegni circolari e bonifici 390 mila euro prima del fallimento dell’impresa.

 

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Corriere Adriatico