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PESARO - Dieci anni di battaglia nei tribunali, una sentenza esecutiva. Ma un risarcimento che non arriva. Così l’avvocatessa pignora i conti dell’azienda ospedaliera. Una storia iniziata con il parto nel 2001, proseguita dal 2011 con una lunga battaglia legale a suon di perizie e sentenze. L’avvocatessa Nicoletta Morante è determinata a ottenere giustizia per una bambina incapace di intendere e volere, costretta su un letto, tetraplegica. Per i giudici quei danni sono “conseguiti ad inadempimento dell’Azienda Ospedaliera”. E ancora “il grave ritardo contribuì a determinare il quadro clinico di meningite con i suoi esiti”. Tutto questo accadeva nel 2001.
Dopo 20 anni da quei fatti e dopo oltre 1 anno dalla sentenza l’avvocatessa Morante è decisa: «Ho pignorato i conti dell’ospedale perché dopo oltre un anno della notifica della sentenza non hanno ancora pagato il risarcimento alla famiglia. Sono passati 10 anni dall’apertura del processo e c’è una sentenza dichiarata esecutiva. C’è una famiglia che soffre e chiede giustizia. Per questo ho deciso di pignorare i conti dell’Azienda Ospedaliera Marche Nord, in attesa del pagamento di 1.681.000 euro». Un’altra parte del risarcimento è già stata liquidata a seguito di un’imposizione del giudice (186 bis). La replica dell’Azienda Ospedaliera è rassicurante. «All’epoca dei fatti il rischio derivante dall’attività clinica era trasferita, nella sua totalità, alla compagnia assicuratrice Generali, che ha gestito e seguito in proprio l’intero caso. Ci risulta che la famiglia abbia già avuto una parte dell’indennizzo e abbiamo avuto rassicurazioni dalla compagnia assicurativa che erogherà, nel più breve tempo possibile, il totale dell’importo richiesto per il risarcimento del sinistro, accaduto nel 2001. Nonostante si resti in attesa di una sentenza di appello che potrebbe confermare quanto disposto in primo grado o riformare la sentenza». Dunque una battaglia legale che andrà ancora avanti nelle sedi opportune.
Ma ecco cosa accadde 20 anni fa secondo quanto ricostruito durante il processo.
Dall’altra parte l’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord contestava la domanda, eccependo che “le patologie della minore avevano origine in anomalie di tipo genetico; che l’infezione non era imputabile all’operato dei sanitari; che il danno non era provato ovvero era eccessivo”. Per il giudice però «è accertato l’aggravamento delle condizioni della minore che, dopo essere nata in buone condizioni, venne dimessa il 18.12.2001 con diagnosi di “sepsi con interessamento meningeo da Candida albicans in neonata pretermine”, risultando così affetta da lesioni al parenchima cerebrale». Tutto condito da schede tecniche. «L’esito della consulenza tecnica conduce a conclusioni confermative sia della colpa sia del nesso causale. La neonata doveva essere tutelata, procedendo tempestivamente a diagnosi di possibili contaminazioni. Trattasi anche in questo caso di inadempimento di sicura rilevanza causale, poiché il grave ritardo contribuì a determinare il quadro clinico di meningite con i suoi esiti».
Per questo il tribunale di Pesaro ha condannato l’azienda ospedaliera al risarcimento. In favore dei genitori della minore un pagamento di 1,6 milioni, nonché al pagamento di una rendita vita natural durante di 49 mila euro annui, oltre oneri previdenziali come per legge.
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Corriere Adriatico