Ricci in mascherina tricolore. «Adesso serve la stessa forza del Dopoguerra»

Ricci e Ceriscioli durante le celebrazioni
PESARO  - «Virus vigliacco, ha camminato sopra di noi. Per rinascere servirà la stessa forza del Dopoguerra». E’ uno dei messaggi lanciati ieri...

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PESARO  - «Virus vigliacco, ha camminato sopra di noi. Per rinascere servirà la stessa forza del Dopoguerra». E’ uno dei messaggi lanciati ieri mattina in occasione delle celebrazioni per la Festa della Liberazione che si sono tenute presso il Monumento alla Resistenza, con una cerimonia ridotta per le misure legate al Coronavirus. Dopo la deposizione di una corona da parte della polizia locale, è intervenuto per primo il generale Luigi Caldarola, in rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, sottolenando che «da quando la Costituzione è entrata in vigore crediamo di aver messo al sicuro il nostro sistema democratico, ma questo non rappresenta un valore assoluto, bensì un processo per il quale bisogna sempre lottare affinchè non crolli». 


Matilde Della Fornace, presidente dell’Anpi Pesaro ha ricordato che «in questo periodo in tanti legati alla nostra associazione ci hanno lasciato e questo ci priva della testimonianza, che è fondamentale». Il sindaco Matteo Ricci, che ha indossato una mascherina tricolore donata dall’Ail, ha parlato di «un virus davvero vigliacco, cammina sugli uomini. Per depotenziarlo, abbiamo accettato la più grande riduzione di libertà individuali dal dopoguerra, in nome di un bene collettivo: la salute pubblica e degli altri. Ora, secondo Ricci, «dobbiamo avere la stessa forza del Dopoguerra per rinascere. Non sarà facile, perché al lutto e alla difficoltà sanitaria si abbina una crisi socio-economica spaventosa. Ma ancora una volta saranno i valori della Liberazione a fare ripartire il Paese. Servirà lo stesso coraggio». Anche per ricostruire le relazioni umane: «Vincere l’odio sarà ugualmente una sfida nel dopo coronavirus. Il nemico non è l’altro, ma il virus. Che va sconfitto con l’umanità». Il sindaco ha citato una frase di Guccini, «dopo la guerra c’era una voglia di ballare che faceva luce», recentemente ripresa in una vignetta di Makkox. «Spero che la rinascita possa essere rappresentata da questa bella immagine, una volta che avremo sconfitto il virus». Per il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli è tornato indietro con la memoria, ricordando quando con l’invasione della linea gotica, «la città di Pesaro era un cumulo di macerie, avevamo una situazione di devastazione importante e i bisogni primari difficilmente risolti. Un parallelo con le preoccupazioni che vivono oggi le nostre comunità sull’andamento dell’economia, sul lavoro e sui servizi. 


Questi sentimenti hanno trovato nel 25 aprile un momento importante, in cui una comunità si è ritrovata, consapevole delle difficoltà ma fiduciosa nel futuro con un nuovo ordinamento democratico e una costituzione che apriva un mare di opportunità e di libertà. «Questo è lo spirito di cui abbiamo bisogno oggi». A seguire un momento di preghiera, celebrato da don Stefano della Cattedrale. Presenti il prefetto Vittorio Lapolla e il presidente del consiglio comunale Marco Perugini. A fine cerimonia, il sindaco ha rilasciato un commento sulla lettera minatoria ricevuta a casa nei giorni scorsi: «La tanta solidarietà che ho ricevuto è stata la dimostrazione di come nè il sindaco nè la città si fanno intimidire da queste stupidaggini. E’ stato un atto vergognoso, soprattutto verso la mia famiglia, ma se pensavano di spaventarmi o farmi cambiare strada, ora andrò avanti in maaiera ancora più determinata a testa alta e con tantissimi pesaresi al mio fianco».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico