Fulmine colpisce un albero e scatena l’inferno sul Nerone: per domare le fiamme arriva un elicottero

La foto aerea dell'impervia area del Nerone andata a fuoco. Sullo sfondo l'elicottero
APECCHIO -  Un nubifragio improvviso in un pomeriggio caldo quanto afoso, che frena la pesantezza dell’aria, poi quanto tutti si aspettano il classico arcobaleno, ecco...

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APECCHIO -  Un nubifragio improvviso in un pomeriggio caldo quanto afoso, che frena la pesantezza dell’aria, poi quanto tutti si aspettano il classico arcobaleno, ecco che un perfido fulmine guasta tutto, anzi va a colpire un albero, innescando inevitabilmente un incendio. E’ accaduto sul monte Nerone in una zona posta sotto la Montagnola, impervia e praticamente inaccessibile con qualsiasi mezzo, dove la boscaglia la fa da padrone.

 

Erano circa le 16, quando minacciose nubi temporalesche andavano e venivano in cielo e in tanti aspettavano a mani giunte la pioggia liberatoria che si riversa come un ciclone nella zona di Serravalle di Carda e circondario. Sembrava che si fossero aperte le cateratte di Giove Pluvio, con la temperatura che è subito scesa di una decina di gradi. E fulmini e saette che facevano da apri pista al temporale. 

Purtroppo uno di questi trovava il bilanciamento della carica elettrica tra nuvole e terra “atterrando” più veloce della luce sulla malcapitata pianta. L’innesco per generare un incendio non si poteva evitare, estendendosi su altri alberi, alzando ampi nubi di fumo, che si vedevano da lontano. Da qui l’allarme con una squadra di vigili del fuoco di Cagli e una pattuglia di Carabinieri forestali portarsi in zona e capire che non avrebbero potuto fare nulla. Sul posto pure il Dos dei vigili del fuoco e la decisione di chiamare l’elicottero della Regione, che a tarda sera continuava ancora gli ultimi lanci di acqua. L’incendio non molto esteso poteva diventare molto pericoloso se si sarebbe data l’opportunità di continuare ad ardere, con le fiamme poi domate. In zona rimaneva una squadra dei vigili del fuoco sempre di Cagli per continuare a controllare, anche se a distanza, eventuali focolai che come accade spesso, possono “rigenerarsi”.
 

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Corriere Adriatico