Il cardinale Lojudice racconta la storia che ha commosso l’Italia: «Così ho accolto il piccolo Mustafa. Imparerà l’italiano per integrarsi»

Il cardinale Lojudice con Mustafa e la sua famiglia
FERMIGNANO  - Fermignano ha gioito all’ennesimo coup de foudre del suo “figlio adottivo” Paolo Augusto Lojudice, Cardinale di Siena, nipote del mai...

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FERMIGNANO  - Fermignano ha gioito all’ennesimo coup de foudre del suo “figlio adottivo” Paolo Augusto Lojudice, Cardinale di Siena, nipote del mai dimenticato panettiere e fornaio Antonio “Toni” Angeli. L’arcidiocesi e la Caritas di Siena ha accolto la famiglia El Nezzel e il piccolo Mustafa, nato mutilato e conosciuto in tutto il mondo per la fotografia del turco Mehmet Aslan. 

 

Cosa potrebbe fare Fermignano per questa sua lucente vocazione all’ospitalità? «I legami con Fermignano non si sono mai interrotti perché anche se fisicamente non sono lì sento quel paese e la sua comunità e il suo attuale arcivescovo sempre vicini. Il paese dei mie nonni, dei miei zii e di mia madre credo che possa continuare sulla strada della solidarietà. Come ogni comunità, territori e diocesi anche Fermignano può fare tanto per i poveri e l’accoglienza con intelligenza e disponibilità. Essere solidali con le situazioni che incontriamo nel nostro cammino è molto importante per una Chiesa, come quella di Urbino e di Fermignano che possono mettere in campo tante risorse». 

Iniziativa di Isolina ed Ettore Da subito Isolina e Ettore Laino, soci dello storico Panificio Eredi Angeli, hanno fatto partire una colletta “infinita” per «il figlio di tutti noi – hanno rimarcato entrambi - Abbiamo già avuto i ringraziamenti di Paolo Augusto e di sua madre Olga». Speriamo, ora, che a Fermignano si accenda una catena per Mustafa, «che ho visto per la prima volta venerdì scorso quando è arrivato nella sua nuova casa ad Arbia nell’appartamento che gli abbiamo messo a disposizione come Caritas diocesana – racconta il cardinale Paolo Augusto Lojudice - Mustafa e la sua famiglia ci hanno salutati con un grande sorriso e la loro prima parola in italiano è stata ciao. Mi sono anche emozionato quando l’ho preso in braccio. La sua fragilità in realtà si è trasformata in una grande forza, quella della vita che vince sempre, nonostante tutto. La nostra non è un’accoglienza a tempo che non avrebbe avuto senso per loro – dichiara ancora Lojudice - Staranno con noi tutto il tempo necessario e se vorranno per tutta la vita. L’equipe della nostra Caritas li segue giorno per giorno in ogni necessità così come accade con tutte le altre famiglie e persone che accogliamo». 

Non si è mai tirato indietro, nemmeno quando era un semplice prete a Roma. «Tutto quello che faccio e dico è scritto nel Vangelo. Non c’è bisogno di inventarsi altro. In più Papa Francesco ci ha indicato la strada delle periferie esistenziali e materiali come la nuova via della Chiesa del terzo millennio». 



Come è nata questa storia? «Dopo la pubblicazione della foto del papà e del bambino, che ha fatto il giro del mondo, il “Siena International Photo Awards” (Sipa) prima ha premiato lo scatto del fotografo turco Mehmet Aslam e poi ha lanciato una campagna di raccolta fondi. Mi è stato chiesto se potevamo ospitarli ed ho detto subito sì. È partita così questa straordinaria vicenda fatta di amore e carità». Prima di tutto, cosa fare? «Dobbiamo fare in modo che imparino l’italiano per potere iniziare il loro cammino di integrazione nel migliore dei modi ma per fare questo dobbiamo costruire attorno a loro e alle altre accoglienze sempre di più un clima di collaborazione e condivisione». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico