Novafeltria, ucciso a freddo dal Lupo Commemorato il carabiniere Giorgioni

Novafeltria, ucciso a freddo dal Lupo Commemorato il carabiniere Giorgioni
NOVAFELTRIA - Il suo nome è rimasto per sempre legato a quello di uno dei più feroci criminali, Luciano Liboni, soprannominato il Lupo, che nell'estate di 11 anni fa lo...

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NOVAFELTRIA - Il suo nome è rimasto per sempre legato a quello di uno dei più feroci criminali, Luciano Liboni, soprannominato il Lupo, che nell'estate di 11 anni fa lo uccise a sangue freddo.


L'appuntato scelto Alessandro Giorgioni, caduto nell'adempimento del suo dovere il 22 luglio 2004 e decorato con la medaglia d’oro al valore dell’Arma dei carabinieri, è stato commemorato dai carabinieri della compagnia di Novafeltria.



Nella chiesa parrocchiale San Pietro in Culto di Novafeltria è stata celebrata la messa in suffragio officiata da don Giuseppe Grigolon, cappellano militare del Comando Legione carabinieri Emilia Romagna, alla presenza della vedova Simona Cola e del figlio Leonardo, nonché dei familiari del compianto carabiniere, insieme ai vertici territoriali dei carabinieri.



Il parroco, nel corso dell’omelia, ha rivolto un commosso pensiero a tutti i caduti nell’assolvimento dei compiti istituzionali che hanno prestato fede al giuramento immolandosi fino all’estremo sacrificio. Poi un mazzo di fiori è stato deposto sulla tomba del compianto milite.



La cerimonia é proseguita con la resa degli onori militari alla Medaglia d’Oro Alessandro Giorgioni, con un picchetto in alta uniforme, sulle note del silenzio.

Nella circostanza é stato deposto un mazzo di fiori sulla tomba del compianto milite.



Quel giorno Luciano Liboni, ricercato da tempo, di passaggio in sella alla sua moto nella Valcesano, si fermò in un bar di Pereto, nel comune di Sant'Agata Feltria, per fare una telefonata e mangiare un panino. La gestrice del bar si insospettì per il suo aspetto strano e i modi circospetti e chiamò i carabinieri. L'appuntato scelto Giorgioni poco dopo arrivò al bar e chiese i documenti a Liboni. Questi disse che li aveva sotto la sella della moto e uscì seguito dal carabiniere; invece di prendere i documenti, dalla moto estrasse una pistola e sparò all'improvviso a Giorgioni, colpendolo mortalmente al cuore e al collo.



Un'onda di emozione attraversò tutto il Paese. Iniziò allora una serrata caccia all'uomo in tutt'Italia che si concluse 9 giorni dopo a Roma, dove il Lupo, riconosciuto da alcuni passanti, innescò un conflitto a fuoco al Circo Massimo con una pattuglia di carabinieri in moto, che lo uccise. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico