Pesaro, papà riabbraccia il figlio Finito un incubo lungo 25 mesi

Luigi Mengucci con suo figlio ritrovato
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PESARO - La telefonata intercontinentale, attesa da 25 mesi e tre giorni, è arrivata all’ora di cena di venerdì scorso: «L’abbiamo trovato, lo riportiamo a casa». È la fine di un incubo per Luigi Mengucci, il papà pesarese a cui la moglie messicana aveva sottratto, con l’inganno di una vacanza nella terra natia di lei, il loro figlio di appena 3 anni, nato a Pesaro, italianissimo.


Lo ha potuto riabbracciare ieri notte, all’aeroporto di Fiumicino, dopo aver combattuto, e vinto, contro tutto e tutti fino alla fine. Perché fino alla fine la famiglia di lei ha tentato con tutte le armi lecite e non, compreso un ricorso d’urgenza e un violento agguato culminato allo scalo di Città del Messico, di non far partire il piccolo.

Il piccolo è stato trovato dall'Interpol in un appartamento di Polanco, quartiere di Città del Messico. Era solo con la madre, stava bene. Il bambino, che ora ha 5 anni, è stato subito prelevato e portato al Tribunale di Huixquilucan dove, grazie al console italiano Paolo Epifani, è stato ordinato l’immediato rimpatrio, in virtù della sentenza che il Tribunale di Tlanepantla de Baz, lo scorso 10 aprile, aveva disposto dopo il ricorso vinto da Mengucci.

Ma a poche ore dal volo la moglie di Luigi Mengucci ha promosso ricorso d’urgenza e alcune persone della sua famiglia hanno aggredito i miei legali del pesarese in aeroporto. Il piccolo è stato  portato in un distretto famiglia, dove ha soggiornato da sabato fino mercoledì sera, quando poi è stata tolta la sospensione al rimpatrio

Il bambino è stato prelevato e scortato all’aeroporto da una ventina di pattuglie della polizia federale per evitare aggressioni. Ieri sera, alle 22,45, l’abbraccio tra padre e figlio all'aeroporto di Fiumicino. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico