Gradara, morto per overdose a 18 anni: sotto accusa il pusher, il padre e la fidanzata

Gradara, morto per overdose a 18 anni: sotto accusa il pusher, il padre e la fidanzata
GRADARA - Overdose consumatasi a Gradara, tre persone davanti al giudice dell’udienza preliminare per la morte di un 18enne di Casalecchio di Reno. Il pubblico ministero ha...

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GRADARA - Overdose consumatasi a Gradara, tre persone davanti al giudice dell’udienza preliminare per la morte di un 18enne di Casalecchio di Reno. Il pubblico ministero ha chiuso le indagini e ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Ieri era fissata l’udienza, ma tutto è stato rinviato al 5 luglio per un difetto di notifica. C’erano anche la madre e la sorella della vittima, che «chiedono giustizia». 

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Parti civili

Si sono costituite parti civile e hanno chiesto 800mila euro e 250mila euro di risarcimento rispettivamente. Era l’agosto del 2020 quando il ragazzo si trovava a Gradara in vacanza all’interno di un appartamento dove, evidentemente girava della droga. Proprio lì, improvvisamente il ragazzo si è sentito male e ha avuto un violento collasso e si è accasciato a terra. A dare l’allarme, spaventatissima, una ragazza, più o meno coetanea. Da qui la corsa in ospedale a Pesaro, ma per il giovane non c’è stato nulla da fare. Il suo cuore non ha retto ed nonostante la giovane età è morto. 
Di qui le indagini dei carabinieri impegnati a ricostruire le varie fasi di quelle ore e delle giornate precedenti, con la procura che ha stretto il cerchio su tre persone. L’accusa per un 29enne albanese è quella di aver ceduto 5 grammi di oppio quando il giovane deceduto era ancora a Bologna Di qui la contestazione a suo carico del reato di omicidio colposo come conseguenza di altro delitto (ovvero la cessione della droga). Ma nei guai è finita anche la ragazza della vittima, una pesarese di 21 anni che è risultata la giovane voce terrorizzato che nel giorno della morte del 18enne aveva chiamato i soccorsi. Per lei l’accusa è di omicidio colposo nei confronti del ragazzo con cui aveva una relazione sentimentale. Secondo l’accusa infatti lei era al corrente delle sue fragili condizioni di salute e sapeva che lui era assuntore di droga: nonostante questo avrebbe acquistato e consumato con lui oppio e marijuana. Ma soprattutto viene accusa di non aver chiesto repentinamente i soccorsi. Una colpa per l’accusa dunque consistita in negligenza, imprudenza e imperizia. Qui i tempi sarebbero un elemento chiave per la posizione della ragazza. Il giovane era in stato di intossicazione già a fine mattinata. Tanto che la ragazza avrebbe effettuato delle ricerche sul cellulare rispetto al sonno profondo relativo all’oppio. 

Il ritardo

Ma la chiamata al 118 sarebbe arrivata solo dopo le 16 con qualche ora di ritardo. E qui avrebbe omesso al personale medico l’assunzione di oppio. Il giovane sarebbe poi morto tre ore dopo all’ospedale di Pesaro per insufficienza respiratoria a seguito di assunzione di oppiacei. La procura ha chiesto anche il rinvio a giudizio anche per il 48enne, padre della vittima, per il reato di spaccio. Per l’accusa avrebbe ceduto della marijuana per fini terapeutici al figlio, con un principio attivo al 22%. Sostanza consumata assieme alla ragazza del figlio nei giorni prima del suo arrivo a Gradara. Il giovane albanese è difeso dall’avvocato Alberto Bordoni, mentre il legale Andrea Dionigi assiste la giovane pesarese. 

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Corriere Adriatico