FANO - Adesca uomini su Facebook e cerca di estorcere loro del denaro. Un fanese per salvarsi ha dovuto chiedere l'intervento della polizia postale. La storia purtroppo non è...
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Questa volta i tentativi truffaldini sono arrivati anche nel Fanese e dintorni e hanno il volto di un’avvenente donna dai capelli scuri e gli occhi ammalianti. L'approccio inizia con una richiesta di amicizia su Facebook, per passare allo scambio di alcuni messaggi in chat e arrivare alla richiesta del contatto Skype.
A entrare in contatto con la donna che si mostrava nuda e in atteggiamenti maliziosi sono stati diversi uomini, con conseguenze che hanno avuto strascichi nella loro vita privata. Da circa un mese, infatti, la vita di Mario - nome di fantasia perchè l'interessato vuole mantenere l'anonimato - si è trasformata in un incubo.
Tutto è iniziato con una richiesta di amicizia su Facebook apparentemente innocua. "Ho accettato la sua richiesta perché avevamo tanti amici in comune - racconta -. Inizialmente la donna si è presentata con il nome di Rosaline, dicendo che era di origine italo francese, infatti non scriveva proprio correttamente".
Alla prima occasione la donna ha chiesto il contatto Skype e ha iniziato a effettuare video chiamate. "Nelle conversazioni la vedevo e parlavamo, sentivo in sottofondo delle voci, come di russi o ucraini. Poi lei ha iniziato a ballare, dicendo 'ti faccio vedere cosa so fare'. Dopo ha iniziato a chiedermi con insistenza di alzarmi in piedi, per vedere quanto fossi alto".
L'uomo, un po' titubante, lo ha fatto, pensando che non ci fosse nulla di male e ha persino ricevuto apprezzamenti per la sua altezza dall'interlocutrice. "E' stato a questo punto che ha scattato una fotografia della mia persona - racconta ancora Mario - e ha ritoccato l'immagine per poi mostrarmi un uomo nudo che aveva il mio volto".
A questo punto è iniziato l'incubo, perchè la donna ha avanzato richieste in denaro. "Mi ha chiesto 500 euro - racconta - per non mettere in rete la foto, mostrandola a tutti i miei contatti. Sapeva tutto di me, i miei familiari e anche dove abito".
Le informazioni personali erano state accuratamente selezionate nell'insieme di dati del social network ed utilizzate per dare forza al ricatto. "E' iniziata la tortura - prosegue Mario ricordando quei momenti di alcune settimane fa -. Se avessi pagato sarebbe stato un ricatto continuo, probabilmente avrebbe avanzato altre richieste, forse di importo maggiore. Ma io non ho fatto nulla di male, è assurdo trovarsi in questa situazione".
L'uomo non ha ceduto e si è rivolto alla polizia postale che in pochissimo tempo è riuscita a bloccare il suo account, impedendo a chiunque di pubblicare qualsiasi cosa. La donna però non si è arresa e ha continuato a chiedere l'amicizia sotto altri alias. Il profilo di Mario è tuttora sotto controllo della polizia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico