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PESARO Minaccia l’ex di far circolare foto compromettenti se non ritira la querela per maltrattamenti. Ieri la sentenza con la condanna dell’uomo. Storie di donne vittime di minacce, soprusi e insulti. Due i processi con questo comune denominatore ieri in tribunale. Il primo caso riguarda una donna pesarese e il suo ex, 58enne, un passato nelle forze dell’ordine. La donna era già stata vittima di violenza da parte del suo ex, condannato a 10 mesi per lesioni personali e violazione di domicilio.
La prima volta dopo una lite lui voleva prenderle il telefono dalla mano e ha finito per rompergliela. Lei aveva paura di sporgere denuncia e ha aspettato. Così erano scaduti i termini e non ho potuto farlo più. La cosa è successa una seconda volta e la donna era finita in pronto soccorso dove le avevano dato 15 giorni di prognosi. Qui la donna ha preso coraggio e ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri di Montecchio.
Il Centro antiviolenza
Contestualmente la donna aveva iniziato un percorso di recupero al Centro Antiviolenza di Pesaro. Ma durante quel processo è accaduto un altro episodio che ha portato all’apertura del secondo fascicolo. Questa volta per minacce perché lui le aveva detto: «Ti ammazzo». Il tutto colpendo violentemente il muro con una testata. Poi l’accusa di tentata violenza privata. In pratica la minacciava di «scatenarle contro tanta mer…» e soprattutto di divulgare presunte foto intime hot se non avesse ritirato la denuncia del primo processo. La donna si è costituita parte civile tramite l’avvocato Luca Garbugli e ieri il giudice ha condannato l’imputato a 6 mesi oltre a 1500 euro di risarcimento nei confronti della vittima.
Altro caso quello che riguarda una donna tunisina di 32 anni che ieri, davanti al tribunale collegiale di Pesaro, ha raccontato i maltrattamenti subiti dal marito, connazionale. Ha detto di essere costantemente sminuita anche davanti al figlio piccolo e che il marito le impediva di imparare l’italiano, chiara occasione per potersi integrare. Un isolamento e insulti che le hanno comportato uno stato d’ansia continuo. Poi la denuncia e il codice rosso che ha visto la signora e il bimbo essere trasferiti in una residenza protetta. La donna si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Cecilia Ascani che ha chiesto 90mila euro di risarcimento.
Corriere Adriatico