«Covid, microchip e 5G: Marina mi perseguitava». Ecco come e perchè Andrea Marchionni ha ucciso la cognata

FOSSOMBRONE - «La massoneria è coinvolta nella vicenda Covid e il vaccino contiene sostanze dannose per la salute, dispositivi elettronici talmente piccoli da non...

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FOSSOMBRONE - «La massoneria è coinvolta nella vicenda Covid e il vaccino contiene sostanze dannose per la salute, dispositivi elettronici talmente piccoli da non essere visti ad occhio nudo (nanotecnologia) e che Marina Luzi assieme ad altre persone hanno operato per contagiarmi e procurarmi danni fisici con questi dispositivi che sono a tutti gli effetti armi biologiche». In queste poche righe - scritte di suo pugno e consegnate agli inquirenti - è contenuto il delirante movente dell’assassinio di Marina Luzi, la 39enne mamma di Fossombrone che martedì mattina è stata uccisa a sangue freddo dal cognato Andrea Marchionni, di 47 anni.

 


Il complotto nella sua mente

Un delirio che lo ha portato a convincersi di essere perseguitato dalla cognata - un complotto riguardante non solo il Covid e i vaccini ma anche i rischi derivati dal 5G - a tal punto da avere maturato il suo omicidio nella villetta in via Pirandello dove il killer viveva condividendo lo stabile con il fratello Enrico e la sua famigliola. Un’esecuzione in piena regola, quella di Marina: «Ho mirato alla testa per non farla soffrire», ha detto agli inquirenti che prendevano la sua confessione. E lo ha ribadito al Gip Francesca D’Orazio del tribunale di Urbino, durante la convalida dell’arresto. Un gesto così efferato - compiuto con una freddezza inaudita «e la totale incapacità di controllare pulsioni e istinti pur di tutelarsi da “persecuzioni” anche a costo di sacrificare la vita di una giovane donna» - che indotto il giudice per le indagini preliminari a confermare la custodia cautelare in carcere. 


Cosa è successo in via Pirandello


Motivazioni spiegate nell’ordinanza in cui viene evidenziata anche «una spiccata pericolosità sociale, indifferenza verso il valore della vita umana e assenza di un vero pentimento», che potrebbero indurre Marchionni a reiterare il reato. L’omicida ha ricostruito nel dettaglio come ha assassinato Marina Luzi, approfittando del fatto che fosse rientrata in casa mentre il compagno Enrico e la figlioletta di due anni si rinfrescavano nella piscina realizzata nel cortile dell’abitazione. «Ho preso la pistola e sono sceso al piano di sotto. C’erano le chiavi nella serratura, ho aperto la porta d’ingresso e ho sparato senza dire una parola». Marina non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi, provando a scappare: è stata raggiunta da un proiettile che l’ha freddata all’istante.


La confessione dai carabinieri


«Ho mirato alla testa, per non farla soffrire», ha ripetuto agli inquirenti. Ha lasciato la cognata così, riversa sul corridoio, ed è uscito di casa per dirigersi alla caserma dei carabinieri. Mentre stava per salire sull’auto è stato visto dal fratello Enrico, che dopo avere sentito il colpo è entrato in casa per controllare cosa fosse successo. E si è trovato davanti ad una scena terrificante, con la compagna a terra in un lago di sangue. Da questo momento in poi si intrecciano i fotogrammi di un delitto assurdo che ha gettato due famiglie nello strazio e lasciato una bimbetta senza la sua mamma. Al civico 20 di via Pirandello a Fossombrone, Enrico Marchionni chiedeva disperatamente aiuto per la compagna ferita a morte. Alle 11.40 il fratello Andrea entrava invece nei locali della stazione dei carabinieri con la pistola custodita dentro un pacco utilizzato per le spedizioni. «Qui dentro c’è l’arma che ho utilizzato per sparare a una donna che apparteneva alla massoneria. Mi tormentava da anni». Complotti tutti nella sua mente, su cui adesso si dovrà scavare in attesa del processo. Complotti deliranti che hanno strappato alla vita Marina e trasformato il cognato nel suo spietato killer. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico