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FERMIGNANO - Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rimini, Manuel Bianchi, ha convocato per domani (11 aprile), per i previsti interrogatori, 10 indagati in esecuzione dell’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa il 1 aprile ed eseguita il 7 in merito allo scandalo dei Green pass falsi venduti dal dottor Roberto Bonato, 59 anni, medico di famiglia e dentista convenzionato con l’Ausl della Romagna, residente a Viserba, ma operante in due ambulatori: Cattolica e San Giovanni in Marignano.
Tra i 10 investigati sui 27 iscritti nel registro degli indagati anche la procacciatrice di 39 anni, imprenditrice agricola di Cagli ma residente a Fano, difesa dal penalista Salvatore Asole dello Studio Legale “Asole & Mango” di Fermignano, il quale, come già anticipato ieri, «impugnerà l’ordinanza che dispone la misura cautelare richiedendone la revoca. La mia assistita si assumerà le proprie responsabilità e risponderà al Gip».
Saranno interrogati anche un indagato di Riccione, tre di Faenza, tre di Rimini e l’ultimo i Meta, in provincia di Napoli.
Tra le persone sottoposte ad indagine è emersa anche la figura di una minorenne, figlia di una imprenditrice commerciale della zona del Cagliese. Non sono stati evidenziati da parte degli inquirenti elementi che possano ricondurre a responsabilità da parte dei genitori in relazione a questi fatti. Sembrerebbe che la posizione della minorenne, stralciata, sia stata trasmessa alla Procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Bologna. Le indagini avrebbero evidenziato una vera e propria rete fatta di amicizie o semplici conoscenze, non solo tra amici e amici degli amici, ma tra operatori del settore sanitario “no vax” che, in contatto attraverso social o chat, fanno centinaia di chilometri per evitare la somministrazione del vaccino anti Covid 19, garantendosi un certificato vaccinale ed evitare così la sospensione dai relativi albi professionali, con motivazioni a volte prettamente ideologiche altre dettate dalla paura di farsi iniettare il vaccino.
«In ordine alla contestazione al tipo di reato – ha rimarcato il penalista Salvatore Asole – due cose sottolineo di nuovo: uno, intanto l’atto lo forma il medico; due, quando c’è corruzione si presume un contatto diretto con il corrotto ma quattro di queste persone che difendo non hanno mai avuto contatti diretti con il medico». Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori che potrebbero, attraverso gli interrogatori, far cadere altre persone nella rete delle false attestazioni della somministrazione del vaccino anti-Covid.
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Corriere Adriatico