Minacce e insulti alla moglie e al figlio minore: «Non sei mio, per me sei morto». Rinviato a giudizio

Minacce e insulti alla moglie e al figlio minore: «Non sei mio, per me sei morto». Rinviato a giudizio
FANO Insulti ai figli, minacce alla moglie. È stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia un 59enne residente a Fano, originario della Puglia. Secondo...

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FANO Insulti ai figli, minacce alla moglie. È stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia un 59enne residente a Fano, originario della Puglia. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe avuto una condotta di violenza progressiva verso la moglie, la figlia e il figlio offendendoli ripetutamente. Tra gli epiteti per la figlia “prostituta” e per l’altro figlio, minorenne, frasi come “tu non sei mio figlio, per me sei morto”. 

 

La relazione finita

L’uomo non accettava la fine della relazione con la moglie e anche alla donna avrebbe rivolto accuse pesanti. «Ti rovino, ti faccio passare una vita d’inferno. Se mi chiedi la separazione ti brucio la macchina e ti renderò la vita impossibile». Dalle parole ai fatti il passaggio sarebbe stato breve, soprattutto tramite dispetti. Avrebbe buttato a terra il cibo per poi calpestarlo, fino a suonare il campanello a notte fonda per svegliare tutti. Per madre e figli un clima difficile e di sofferenza tanto da determinare uno stato d’ansia. Tra gli episodi contestati un’aggressione. Prima il pugno contro un quadro con la frase “questo lo dovevo dare a mia figlia, dovevo stendere lei”. Poi il tentativo di colpirla davvero. Ma la madre era riuscita a frapporsi venendo quindi colpita in faccia. Poi tutti si erano chiusi in camera spaventati. L’indomani, usciti dalla stanza, tutto era sottosopra: cibo a terra e suppellettili rovesciate. Durante un litigio avrebbe spezzato anche le chiavi dell’auto della moglie, minacciando poi di dar fuoco al mezzo. L’uomo non accettava neppure che la figlia avesse una relazione con un nordafricano. Così lei si era appoggiata momentaneamente in garage e lui era entrato sferrando pugni e calci per poi distruggere la rete del letto. La frase per quella circostanza era qualcosa come «Adesso tu e quell’extracomunitario di m… andate a dormire sotto un ponte». Ne era seguita una lite in cui lui entrando in casa aveva sbattuto una finestra che ha colpito la spalla della figlia. Madre e figlia hanno sporto querela, per evitare di continuare a vivere situazioni simili. Ieri il caso è finito davanti al giudice per l’udienza preliminare che ha rinviato a giudizio l’uomo. La famiglia si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Alessandra Angeletti. Chiederà 10mila euro risarcimento.

 

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Corriere Adriatico