FANO - Identificazione totale quella tra Simona Maroccini e Melampo, così come hanno sempre rappresentato un’unica cosa Melampo e il canile di Tre Ponti. Sarà...
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Anche senza fare parte del nucleo fondatore di Melampo, già dalla primissima ora si era introdotta all’interno dell’associazione di cui era poi diventata l’insostituibile punto di riferimento ben aldilà dell’investitura a presidente. «Ha trascorso tutta la sua vita a prendersi cura degli amici a quattro zampe» ne ricorda la ventennale dedizione alla causa l’amministrazione comunale, aggiungendo che «oltre ad aver salvato un numero grandissimo di cani e gatti, Simona si è sempre battuta per il canile con grande passione senza risparmiarsi mai, tanto da rischiare la propria salute passando nottate ad accudire i propri ospiti incurante del gelo invernale».
Il cordoglio del governo della città si somma alla consapevolezza «che il mondo del volontariato in supporto degli animali ha perso uno dei suoi più grandi guerrieri». E nel riserbo che anche i collaboratori più stretti intendono osservare in queste ore di dolore, riecheggiano le testimonianze in vita su una donna che si era dedicata all’assistenza ai cani con una abnegazione incondizionata, mettendo il suo carattere energico e generoso al servizio di esseri estremamente bisognosi di quella presenza costante, attenta e affettuosa. Chi negli anni si è avvicinato a quella realtà ha interagito con una personalità forte e rigorosa che non aveva paura di scontarsi con il sentimento comune quando trattava le adozioni con la necessaria rigidità, nella assoluta convinzione che il cane dovesse finire in mani amorevoli e affidabili, altrimenti tanto valeva che restasse con chi gli voleva davvero bene.
Anche nell’attività di formazione, sviluppatasi in parallelo a quella in prima linea al canile e che ha fatto nascere un piccolo esercito di volontari, Simona Maroccini ha sempre infilato al primo posto il benessere degli animali che doveva fungere da parametro per qualunque azione o decisione. Una linea guida che ne ha ispirato l’attività fino appunto agli ultimi giorni, quasi che intendesse certificare con l’esempio personale cosa significasse sacrificarsi in nome dei propri ideali. Per il compagno, ma anche per l’intera comunità e soprattutto per Melampo una perdita gravissima che lascia però una ricca eredità morale di cui si vuole fare tesoro. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico