Svelata l'identità dell'Atleta di Fano di Lisippo: gli esperti riconoscono Seleuco Nikatore

A sinistra il profilo del Lisippo e a destra il tetradramma d’argento di Seleuco I Nikatore
FANO - Dal suo nome generico di “Lisippo” tratto dall’artista greco che l’ha scolpito, a quello di “Getty bronze”, poi meglio conosciuto come...

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FANO - Dal suo nome generico di “Lisippo” tratto dall’artista greco che l’ha scolpito, a quello di “Getty bronze”, poi meglio conosciuto come “l’atleta di Fano”, la statua del giovinetto che si incorona pescata in mare dai pescatori fanesi nel 1961 poi trafugata negli Stati Uniti, sta per ricevere una identità più precisa.

 

 

Chi è il giovinetto ritratto dallo scultore? E’ l’immagine simbolo di un atleta vittorioso? Oppure il vero e proprio ritratto di un ragazzo risultante vincitore nella corsa? Che si tratti di un atleta non vi sono dubbi: la mano destra che si avvicina al capo cinto da una corona d’ulivo è segno di vittoria, convalidato dalla posizione della mano sinistra che doveva tenere il ramo di una palma, ormai perduto. Ma gli archeologi, impegnandosi nell’identificare nel volto del giovinetto un personaggio ben preciso, sono andati oltre. Alcuni lo hanno identificato come Demetrio Poliorcete, re di Macedonia, ma l’attribuzione che acquista maggior credito è quella fatta da Antonietta Viacava che ha riconosciuto nelle fattezze del quindicenne Seleuco Nikatore, diadoco di Alessandro Magno e sovrano di un regno che si estendeva dalla Siria all’Indo.  L’attribuzione ha ricevuto una convalida proprio da Rodolfo Battistini, noto critico d’arte fanese che l’altra sera, nel corso di un incontro organizzato dalla Fondazione Carifano alla Corte Malatestiana ha mostrato al pubblico una moneta da lui rintracciata con il profilo del re macedone che rivela una impressionante somiglianza con quello dell’atleta di Fano. 

I passaggi


Secondo Battistini la statua passò per Fano per ben due volte: la prima quando in epoca Severiana o meglio in epoca Costantiniana, molte opere d’arte furono trasferite da Roma a Costantinopoli che divenne la nuova capitale dell’impero; trasportato lungo la Flaminia il bronzo fu imbarcato a Fano o in Ancona. 


La seconda volta quando fu riportato in terra nel 1961, dopo che era stato ritrovato in mare dai pescatori fanesi, probabilmente naufragato durante il viaggio di ritorno dei Veneziani che avevano assediato Costantinopoli. Tra l’altro la data di esecuzione della statua colliderebbe con quella definita dalla analisi stilistica: Seleuco compiva 15 anni proprio nel 340 a.C e non era raro che un principe gareggiasse nello stadio per dimostrare la sua prestanza fisica. In più il particolare della bocca, leggermente arricciata che suggerisce una certa presunzione dovuta alla consapevolezza della sua regalità, lo si riscontra tanto nella statua quanto nella moneta: un tetradramma d’argento ritrovato in ottime condizioni, appartenente a una collezione privata. Tanti sono i particolari coincidenti che Battistini non esclude che chi ha inciso la moneta abbia visto la statua. In precedenza il professor Paolo Moreno che fu il primo ad attribuire la statua dell’atleta di Fano a Lisippo, aveva identificato nella stessa Agone, la personificazione dei giochi, tuttavia la tesi non è in contrasto con quella di Viacava, in quanto nell’antica Grecia, come poi a Roma, i principi e gli imperatori si facevano ritrarre con immagini allegoriche che sublimavano la loro corporeità e la assimilavano a un ideale.

 

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Corriere Adriatico