Dieci ristoranti chiusi per Covid, l'allarme del presidente di Ristoritalia: «Situazione critica»

Dieci ristoranti chiusi per Covid, l'allarme del presidente di Ristoritalia: «Situazione critica»
FANO  - L’Omicron dilaga anche tra il personale dei ristoranti. Sono oltre una decina quelli fanesi costretti a rimanere chiusi durante e dopo le feste per la...

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FANO  - L’Omicron dilaga anche tra il personale dei ristoranti. Sono oltre una decina quelli fanesi costretti a rimanere chiusi durante e dopo le feste per la positività dei dipendenti. Lo attesta Giorgio Ricci, proprietario di Cile’s Bistrot e presidente della associazione Ristoritalia, lui stesso in quarantena per essere stato colpito dalla variante. 

 
«La situazione – ha posto in evidenza – è molto critica. Si vive sempre in apprensione: basta che un dipendente sia positivo che occorre fare i tamponi a tutti coloro che sono in servizio e poi prendere le decisioni conseguenti. Chi non riesce a fare a meno di quel dipendente o non riesce a sostituirlo è costretto a chiudere. Io per fortuna posso contare su mia figlia, su un socio e su un organico tutto in buona salute, quindi il mio locale è rimasto sempre aperto». 


Come si sente adesso? «Sono alla fine della quarantena, oggi stesso dovrei fare il tampone risolutivo. Posso dire che nel mio caso l’Omicron ha causato poco più di una influenza, con febbre fino a 38 - 39 gradi nei primi tre giorni, poi i sintomi sono andati via via diminuendo, grazie anche a cure specialistiche a base di antibiotici e cortisone che mi ha prescritto un medico di mia fiducia, qualcosa di più dunque della tachipirina e della “vigile attesa” che si consiglia normalmente». 


A questo punto come considera l’obbligo del super green pass? «E’ opportuno, ma non è risolutivo. E’ notorio infatti che anche i vaccinati possono contrarre il virus e se sono asintomatici, sono in grado di trasmettere il Covid senza saperlo. Io sono costantemente in contatto con i miei associati e ne sento di tutti i colori. Purtroppo molti sono stati obbligati a chiudere il loro locale e la cosa è stata ancor più penalizzante in quanto è avvenuta in un periodo di festa, in cui un’impresa poteva rifarsi di quanto perduto nei mesi scorsi. Ora a rimanere aperti siamo rimasti in pochi e le prospettive non sono affatto buone». 


E’ difficile trovare nuovo personale? «La fortuna di un ristorante la fa il cuoco e un bravo cuoco non lo si trova lì per lì; soprattutto non lo si trova per un periodo ristretto come quello che serve, se va tutto bene, dal guarire dalla pandemia. Le nostre risorse e le nostre debolezze sono concentrate nella cucina, se questa funziona a dovere non ci sono problemi, altrimenti sono guai e di guai il Covid ne sta facendo parecchi!».


Come vede l’evolversi della situazione? «Il lavoro, nonostante tutto, non manca. L’importante è rimanere aperti. Di solito dopo Capodanno i clienti diminuiscono, invece quest’anno, sarà la voglia di insorgere contro la minaccia rappresentata dal virus o la voglia di condurre, nonostante la pandemia, una vita normale, si è sempre lavorato. Tuttavia le prospettive non sono buone a causa della facilità e della velocità con cui la variante Omicron si propaga». 


Comunque sotto le feste si è lavorato? «Temevo peggio! L’affluenza in tutti i locali aperti è stata piuttosto normale. Io stesso ho chiuso dicembre con un risultato che è stato, più o meno, pari a quello del 2019, quindi simile a quello del periodo prepandemia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico