Tso allo studente no mask, il sindaco difende la scelta: «E alcune cose non si possono dire per riservatezza»

Fano, Tso allo studente no mask, il sindaco difende la scelta: «E alcune cose non si possono dire per riservatezza»
FANO «È arrivato il momento di fare chiarezza sulla giusta sequenza dei fatti». Pur mantenendosi nel solco della riservatezza, una linea adottata fin dalle fasi...

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FANO «È arrivato il momento di fare chiarezza sulla giusta sequenza dei fatti». Pur mantenendosi nel solco della riservatezza, una linea adottata fin dalle fasi iniziali, il sindaco Massimo Seri ha voluto ricostruire la vicenda riguardante il diciottenne, studente del Polo 3 a Fano, che per 4 giorni è stato ricoverato nel servizio psichiatrico a Muraglia. 

 

Il contesto

«Il Tso disposto nei suoi confronti e la sua protesta a scuola, contro l’obbligo di indossare la mascherina protettiva, sono due momenti distinti e separati fra loro», hanno ribadito più volte il primo cittadino e il suo portavoce, Cristian Amadori. La sortita del sindaco fanese, ieri nella sala comunale della Concordia, è un’evidente risposta alle critiche che negli ultimi giorni stavano montando nei suoi confronti, sull’onda di un caso diventato di rilievo nazionale. Si è voluto fare chiarezza, dunque, anche se per motivi di discrezione Seri si riserva di spiegare altri aspetti della vicenda «nelle sedi che si riterranno opportune». Il suo primo obiettivo è di confutare la narrazione che vuole lo studente fanese prelevato a forza. «Le cose non sono andate così – ha assicurato il sindaco di Fano - Quando il personale del commissariato e la polizia locale sono arrivati sul posto, il ragazzo stava già uscendo di sua spontanea volontà dall’edificio, insieme con il medico che era appena intervenuto. 

Le ragioni

«Il trattamento sanitario obbligatorio non è dovuto all’assenza della mascherina, è invece una richiesta partita dal pronto soccorso, dov’è stato portato il ragazzo. Ribadisco quindi che il Tso non è legato alla scuola, ma è legato a quanto accaduto in pronto soccorso. Parliamo di due momenti distinti e separati».
Amadori, il portavoce del sindaco, ha ricordato che dalla scuola è partita la telefonata per segnalare uno studente senza mascherina, incatenato al banco. Una chiamata che ha attivato sia le forze dell’ordine sia un’ambulanza. Specificati questi aspetti, Seri ha spiegato il proprio ruolo nella vicenda (è il sindaco che dispone il Tso in qualità di autorità sanitaria locale), in tutta evidenza per ribattere a chi l’accusa di non avere valutato bene la situazione. «Un trattamento sanitario obbligatorio – ha affermato – si dispone tenendo conto del parere medico, quindi di una competenza specifica che non è mia, ma della componente sanitaria. Che cosa si sarebbe detto, se non avessi ascoltato il parere? Forse l’esempio non è dei migliori, ma ipotizziamo che una perizia tecnica segnali un ponte a rischio di crollo. Che cosa fa un sindaco? Predispone un’ordinanza adeguata ascoltando il parere degli ingegneri». Seri è apparso provato dalla vicenda. Verso il suo operato sono rivolte critiche piuttosto radicali.
La raccolta di firme


Tra Pesaro e Fano è stata avviata una raccolta di firme, che ha l’obiettivo di allargarsi al livello nazionale, per chiedere le sue dimissioni immediate. Critiche anche da parte dell’associazione Telefono Viola (che ha impugnato il Tso, perché ne sia dichiarata la nullità dal Tribunale Collegiale), della legale dello studente e dell’assessore regionale Filippo Saltamartini. Attesa un’interrogazione parlamentare sull’episodio. Le difese del primo cittadino sono state prese dalle liste civiche di riferimento, dal Pd e da Valeria Mancinelli, presidente marchigiana di Anci.

 

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Corriere Adriatico