Il caldo benvenuto a monsignor Andreozzi, vescovo con la passione per il calcio: «La mia missione è come un gioco di squadra»

Il vescovo di Fano Andrea Andreozzi
FANO - «Benvenuto don Andrea». Monsignor Andrea Andreozzi ha iniziato ieri il suo ministero pastorale nella Diocesi di Fano Fossombrone Cagli e Pergola. Al Pincio di...

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FANO - «Benvenuto don Andrea». Monsignor Andrea Andreozzi ha iniziato ieri il suo ministero pastorale nella Diocesi di Fano Fossombrone Cagli e Pergola. Al Pincio di Fano ha ricevuto il caloroso applauso dei fedeli, qualche centinaio di persone, e il benvenuto delle autorità locali, sia amministrative sia militari. Il nuovo vescovo era atteso alla sua prima messa in Duomo, ma prima è salito sul palco allestito per l’occasione davanti all’arco di Augusto e ha partecipato alla cerimonia civile di accoglienza. 

 


Come un mister


Per lui un ricordo della giornata, che gli è stato consegnato dal sindaco Massimo Seri: un cofanetto con i due simboli araldici della città. Anche questa volta, come nella sua prima lettera di presentazione, monsignor Andreozzi ha fatto ricorso alla sua passione per il calcio, sfruttandola per spiegare, come un allenatore, l’atteggiamento che gli è gradito: «Il gioco dal basso. Nel calcio moderno è una visione ad ampio respiro, che coinvolge l’intera squadra nell’impostare l’azione. Tutti devono avere piedi educati ed essere bravi nel calciare il pallone a cominciare dai portieri, come ne hanno Inter e Milan. Si corrono dei rischi, ma l’azione corale porta sempre a risultati positivi e vantaggiosi per tutti». Il senso della metafora, trasportato sul piano sociale, è evidente: l’azione corale sviluppata dal basso è una garanzia per le persone più fragili. Altro tema caratterizzante del ministero sarà l’attenzione verso la pace e a questo proposito monsignor Andreozzi, 55 anni ad agosto, proveniente dalla Diocesi di Fermo e rettore del seminario umbro tra gli incarichi pastorali più significativi, ha richiamato l’enciclica di Papa Giovanni XXIII. Durante l’omelia ha inoltre argomentato alcuni «concetti chiave», come l’importanza del dialogo tra le diverse generazioni, la volontà di entrare subito in contatto con il volontariato locale e il ruolo fondamentale dell’accoglienza verso «coloro che sono vicini e lontani». 


Gli impegni condivisi


Parole che hanno dato seguito agli spunti forniti dal prefetto Emanuela Saveria Greco durante il suo discorso di benvenuto al nuovo vescovo, pronunciato sul palco al Pincio: il disorientamento dei giovani, la solitudine degli anziani, la lotta contro gli abusi sulle donne e il femminicidio, l’impegno condiviso per accogliere i migranti: «Uomini, donne, adolescenti e bambini, non numeri». E il concetto di accoglienza ha inoltre avuto molta parte nel saluto del sindaco Seri, che a monsignor Andreozzi ha presentato una città, Fano, cambiata negli ultimi anni sotto la spinta di «individualismo e chiusure», però tuttora solidale e capace di esprimere un ricco tessuto di volontariato. Un cerimoniale complesso ha accompagnato il nuovo vescovo, che sulla porta del Duomo ha ricevuto l’abbraccio del suo predecessore Armando Trasarti, ma i tempi sono stati rispettati al minuto. 


La tempistica


Arrivo a porta Maggiore con scorta dei carabinieri, benvenuto civile al Pincio in un clima di gioia e di festa («Benvenuto don Andrea», era scritto su uno striscione), poi corteo con banda e stendardi dei Comuni fino alla Cattedrale. A Monsignor Andreozzi è stata letta la bolla papale che lo incarica e il nuovo vescovo di Fano Cagli Fossombrone e Pergola ha ribadito nella sua omelia di «essere contento di prendere dimora qui». Ha quindi condotto il resto della liturgia di fronte all’assemblea che gremiva il Duomo, dando per inciso un’altra prova di quella «simpatica autoironia» sottolineata anche dal prefetto Greco. Il presule ha infatti strappato una risata ai presenti, raccontando di avere inserito il suo nuovo indirizzo fanese nel navigatore satellitare e di essersi ritrovato in aperta campagna, mentre la voce registrata gli ripeteva di essere arrivato a destinazione: «Ho vissuto l’esperienza della pecorella smarrita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico