Nelle serre anche 50 gradi, poi le bombe d’acqua: «Fiori salvati solo per miracolo»

La festa dei fiori al Pincio
FANO -  “Fano Fiorisce”, così come è stata denominata la festa dei fiori che si svolge in questi giorni al Pincio, costituisce sempre un notevole...

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FANO -  “Fano Fiorisce”, così come è stata denominata la festa dei fiori che si svolge in questi giorni al Pincio, costituisce sempre un notevole evento di carattere commerciale che per di più aggiunge ancora bellezza alla bella area archeologica antistante all’arco di Augusto. Tuttavia quest’anno nasconde una prostrazione determinata dagli eccezionali eventi atmosferici che hanno sconvolto il territorio, superata solo con uno straordinario impegno e fatica da parte dei vivaisti nel salvare le loro colture. 

 
La sofferenza
E’ stato veramente un anno terribile: prima caratterizzato da una lunga siccità e con temperature altissime che inaridito ampie superfici di terra, poi si sono alternate bombe d’acqua che hanno ulteriormente infierito su ciò che si era salvato. «Il peggio comunque è toccato – ha evidenziato Luciano Adanti di Fanoflor, uno dei più anziani ed esperti coltivatori di fiori e piante di Fano - a chi coltiva piante all’interno delle serre, dove la temperatura ha raggiunto anche i 50 gradi. In genere però tutte le colture nei mesi di luglio e di agosto hanno sofferto sia per l’intensità luminosa delle ore di maggiore insolazione, sia per le alte temperature che si sono prolungate in maniera mai vista. In molti casi, per chi non disponeva di pozzi propri, è stato difficile anche procurarsi dell’acqua, elemento essenziale per chi fa il nostro mestiere». 


Come se ciò non bastasse , ad aumentare la crisi è intervenuto l’aumento delle fonti energetiche e delle materie prime, colpendo soprattutto le cosiddette linee invernali che hanno bisogno del riscaldamento.
E’ lievitato in maniera enorme il costo dell’energia elettrica, del concime, della plastica, dell’acciaio e della carta e del trasporto determinanti nella filiera di produzione di fiori e piante, compreso quello dei vasi. In questa stagione le varietà prevalenti sono i ciclamini e le viole del pensiero che hanno una resistenza fino a16 gradi sotto lo zero termico. E proprio di ciclamini e letteralmente coperto il Pincio, dove ne è stato esteso un tappeto multicolore. I prezzi sono ancora abbordabili, ma probabilmente non per molto. «In questa occasione abbiamo cercato di non ritoccare i prezzi – ha evidenziato Adanti – una pianta di ciclamino infatti costa da 3 agli 8 euro – ma non so fin a quando potremo confermare i livelli attuali, dato che i costi per noi produttori sono amentati moltissimo. Si pensi che le migliori torbiere da cui provengono i terricci di cui ci serviamo si trovano in zona bellica e questo lascia capire quali siano le difficoltà che dobbiamo affrontare». 


Le soluzioni


Questo comunque non ha impedito a chi fa il proprio lavoro con creatività di sperimentare nuove soluzioni che è poi un espediente per restare sul mercato. Curiosità non mancano. Luciano Adanti per esempio ha presentato una serie di prati alternativi senz’acqua, la coltivazione di un peperoncino piccante tipico delle Ande, conosciuto fin dall’epoca degli Incas come l’erba delle capre, l’origano cubano conosciuto anche come pianta contro il raffreddore, la pianta classica del cotone e certi innesti di cui solo lui conosce il segreto. 

 

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Corriere Adriatico