Falsi prodotti biologici per 120 milioni, 9 arresti

Falsi prodotti biologici per 120 milioni, 9 arresti
PESARO - La Guardia di Finanza di Pesaro e l'Ispettorato Repressione Frodi hanno arrestato nove persone per associazione internazionale a delinquere per frode in commercio nel...

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PESARO - La Guardia di Finanza di Pesaro e l'Ispettorato Repressione Frodi hanno arrestato nove persone per associazione internazionale a delinquere per frode in commercio nel settore agroalimentare biologico. Avrebbero immesso illecitamente in commercio in Europa 350 mila tonnellate di falsi prodotti "bio" (granaglie a volte anche con ogm o addirittura contaminate) per un valore di 120 milioni di euro. Sequestrati beni per circa 35 milioni di euro, 35 gli indagati. A capo dell'organizzazione un ultrasettantenne emiliano, chiamato dagli affiliati con il nome in codice di "maestro Joda".




All'operazione "Vertical Bio" ha partecipato, oltre alle Fiamme Gialle e agli ispettori dell'Ispettorato Repressione Frodi, anche il Corpo Forestale dello Stato (in totale circa 150 uomini impiegati in diverse regioni d'Italia): insieme hanno disarticolato l'organizzazione, composta da diversi soggetti tra cui operatori inseriti nel settore dei prodotti da agricoltura biologica.



Avvalendosi di un sistema collaudato di frode, importavano da Paesi terzi (Moldavia, Ucraina, India) granaglie destinate al comparto zootecnico e anche all'alimentazione umana (soia, mais, grano tenero e lino), falsamente certificate come bio, per poi rivenderle nell'ambito della Ue a ignare aziende.



Nel corso delle indagini, che si collocano nell'attività a tutela del made in Italy e della sicurezza degli alimenti, durate circa due anni sono state utilizzate intercettazioni telefoniche, analisi chimico-fisiche dei prodotti, ricostruzioni documentali.



Accertato che il gruppo ha commercializzato prodotti dichiarati come biologici, che in realtà in alcuni casi erano stati ottenuti con organismi geneticamente modificati, oppure contaminati con principi attivi chimici vietati in agricoltura biologica (tra cui un diserbante come il glyphosate e brachizzanti come il clormequat). L'attività dell'associazione prevedeva addirittura che le società italiane coinvolte controllassero da un punto di vista tecnico e finanziario le realtà imprenditoriali operanti nei Paesi terzi, gestendo i metodi di coltivazione e la certificazione biologica rilasciata dagli organismi di controllo.



Oltre alle nove ordinanze di misure cautelari degli arresti domiciliari, oggi sono state notificate quattro misure interdittive con il divieto di esercitare attività d'impresa. I sequestri preventivi sono stati eseguiti su beni mobili, immobili, partecipazioni societarie e conti correnti riconducibili, nonchè sui beni aziendali di sei società.



L'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode nell'esercizio del commercio è aggravata dalla transnazionalità del reato commesso a danno di un prodotto di qualità regolamentata. L'inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore di Pesaro Silvia Cecchi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico