Evade dagli arresti domiciliari per cercare il gatto scappato. Ma il giudice non gli crede: condannato a 6 mesi

Evade dagli arresti domiciliari per cercare il gatto scappato da casa. Ma il giudice non gli crede: condannato a 6 mesi
MONDOLFO- Evade dai domiciliari per cercare il gatto, condannato. E’ la singolare storia di un uomo sulla quarantina, residente a Mondolfo, finito agli arresti domiciliari...

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MONDOLFO- Evade dai domiciliari per cercare il gatto, condannato. E’ la singolare storia di un uomo sulla quarantina, residente a Mondolfo, finito agli arresti domiciliari per questioni legate allo spaccio di sostanze stupefacenti. Era stato trovato in possesso di droga, in particolare cocaina, in un paio di casi ed era finito per patteggiare la pena con la concessione degli arresti domiciliari.

 

Ma proprio nel periodo in cui doveva starsene in casa, è uscito e per sua sfortuna ha incrociato i carabinieri che passavano nella zona. Essendo il paese piccolo e lui un volto già noto, ci hanno messo poco a riconoscerlo e arrestarlo per evasione.

Trovato nei pressi di un bar

Lui ha tentato di giustificarsi dicendo che gli era fuggito il gatto da casa ed era corso a cercarlo nel circondario. Ma i militari lo avevano trovato nei pressi di un bar, confutando la sua versione. Tra l’altro del gatto non c’è mai stata traccia, non era stato ritrovato e le ricerche si erano interrotte con l’arresto dell’uomo, senza troppi reclami. Così è stato istruito il processo con l’imputazione di evasione, reato che prevede la reclusione da uno a tre anni.

Ieri mattina si è arrivati alla sentenza davanti al giudice monocratico. Il magistrato ha condannato l’uomo a 6 mesi di reclusione, concedendo le attenuanti e per la scelta del rito abbreviato. Pena da scontate di nuovo agli arresti domiciliari con il permesso di poter uscire per recarsi solo ed esclusivamente al lavoro. Poi una serie di prescrizioni, tra cui non frequentare pregiudicati o detenere armi. L’uomo ha quindi ottenuto una misura più lieve rispetto al carcere. E’ difeso dall’avvocato Andrea Monsagrati del foro di Pesaro. 

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Corriere Adriatico