Dall'altare alla polvere: la parabola dell'ex direttore del Pronto soccorso. In 50 giorni, scaricato per le critiche

Umberto Gnudi, 55 anni, ex direttore del Pronto soccorso di Marche Nord
PESARO - Dall’altare alla polvere, da simbolo da promuovere a denigratore da biasimare in appena 50 giorni: l’esempio della resilienza sanitaria al Covid-19 e della...

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PESARO - Dall’altare alla polvere, da simbolo da promuovere a denigratore da biasimare in appena 50 giorni: l’esempio della resilienza sanitaria al Covid-19 e della forza di tutto il personale di Marche Nord in occasione del flash mob del 5 novembre scorso organizzato dopo l’aggressione di un paziente alterato agli operatori sanitari del Pronto soccorso e poi il reprobo additato per aver danneggiato l’immagine e le professionalità dell’azienda ospedaliera nella conferenza di alcuni primari di Marche Nord mandati davanti alla stampa alla vigilia dell’ultimo Natale.


 

 

Nominato nel marzo 2020
È questa la parabola del dottor Umberto Gnudi, che fu nominato direttore facente funzioni del Pronto soccorso, in seguito alla partenza per Riad del primario Stefano Loffreda, nel pieno sviluppo del primo virulento focolaio dell’epidemia, nel marzo 2020, che sconvolse l’organizzazione di Marche Nord. Dopo due anni di lavoro massacrante, svolto senza risparmiarsi, è stato scaricato dalla direzione aziendale in occasione della nomina del responsabile pro tempore del Pronto soccorso per il tempo necessario a indire e svolgere il concorso per il futuro primario (da contratto fino a 9 mesi, raddoppiabili a 18). Si tratta, infatti, di sostituire Loffreda considerato dalla direzione di Marche Nord cessato dal servizio allorché, il 15 gennaio scorso, non è rientrato dal suo lavoro all’ospedale della capitale dell’Arabia Saudita.

Espressi sempre gli stessi concetti
Eppure Gnudi ha espresso sempre gli stessi concetti. «Noi ci mettiamo il cuore ma non ce la facciamo più, chi può ora deve aiutarci», aveva esclamato durante il flash mob, incassando la solidarietà di tutti per il difficile lavoro svolto, per i pericoli corsi e per la tenacia dimostrata, tra gli altri anche l’appoggio del sindaco Ricci, del prefetto Ricciardi e dell’assessore regionale alla sanità Saltamartini.

Era uscito sostanzialmente indenne, per quanto la Questura l’avesse sottoposto a discreta vigilanza per gli attacchi e le minacce subiti dai critici più aggressivi, anche dalle polemiche scaturite dal suo tranciante post su Facebook dell’inizio di dicembre contro i no vax, quando alla fine dell’ennesimo turno estenuante in cui aveva dovuto trattare un anziano non vaccinato malato di Covid, al cospetto dei suoi familiari convintamente no vax e dall’atteggiamento provocatorio, aveva esternato il disappunto e la rabbia per scelte avvertite come un rischio per il suo lavoro.

L'appoggio di Saltamartini
Per quanto l’azienda ospedaliera si fosse affrettata a precisare che le cure vengono garantite con lo stesso scrupolo a tutti (come lui stesso peraltro aveva puntualizzato), e nonostante lo stesso Gnudi adesso sospetti che quel suo sfogo possa aver influito sulla sua mancata conferma, l’assessore alla sanità Saltamartini gli aveva garantito direttamente sostegno e fiducia dandogli il permesso di partecipare alla trasmissione tv di La7 dedicata al caso.

Quindi, evidentemente, ciò che non gli è stato perdonato è aver affermato prima di Natale, dopo ripetuti appelli andati a vuoto, che le iniziative annunciate per risolvere il problema del Pronto soccorso con carenza di medici erano solamente propaganda. Marche Nord aveva ripubblicato bandi per assunzioni a termine già andati deserti e Saltamartini in consiglio regionale aveva comunicato l’arrivo di 13 nuovi medici, dei quali, a oltre due mesi da allora, non se ne è visto neanche uno.

Concorso regionale da svolgere


Il concorso regionale per contratti a tempo indeterminato, 4 mesi dopo la scadenza del termine per le domande, non si è ancora svolto. A Marche Nord solamente dopo l’ultima protesta di Gnudi è partita la rotazione al Pronto soccorso tra tutti i medici dell’ospedale ma la charging room, panacea contro lo stazionamento dei pazienti, ancora adesso non è operativa.

 

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Corriere Adriatico