I medici Usca ritornano sotto pressione: «Crescono le richieste di assistenza a domicilio»

I medici Usca ritornano sotto pressione: «Crescono le richieste di assistenza a domicilio»
PESARO - Dal primo novembre anche le Unità speciali Usca che assistono i malati Covid al domicilio, operano in regime ridotto. La direzione di Area Vasta 1 ha deciso la...

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PESARO - Dal primo novembre anche le Unità speciali Usca che assistono i malati Covid al domicilio, operano in regime ridotto. La direzione di Area Vasta 1 ha deciso la riduzione a sole due unità giornaliere Usca, composte da un medico e un infermiere rispetto ai quattro medici previsti con la precedente organizzazione del servizio. 

 

Passo obbligato

Un passo obbligato, per la carenza dei medici di continuità, in particolare nel Distretto sanitario di Pesaro, dove si dividono fra la postazione di Guardia medica e l’attività assistenziale Covid. Meno medici a garantire il servizio Usca ma con un carico per la gestione dei positivi, che progressivamente sta tornando ad aumentare. È questo il polso che arriva dai medici coordinatori del servizio a supporto della medicina territoriale, Marco Delbianco e Gregorio Bucci. «Quando si scoprono positivi tra chi ogni 48 ore sceglie il tampone per essere in regola con il Green pass – riferiscono spesso vengono presi in carico al domicilio proprio dai medici Usca». «Da settimane l’Usca opera su turni di 12 ore con un medico e un infermiere – entra nel merito il coordinatore per il Distretto di Pesaro, Delbianco - siamo di fronte a un carico di richieste per visite a domiciliare, che riceviamo dai medici di famiglia, in progressivo rialzo. In media si ricevono dalle 10 alle 15 schede giornaliere per valutare se un caso positivo sia più o meno serio e se possa continuare il decorso domiciliare». Tutto, non solo a fronte di una contrazione dell’organico delle unità speciali ma dalle visite emerge un dato preoccupante: «Un buon 80 per cento – prosegue il dottor Delbianco – dei malati Covid attualmente presi in carico dalle Usca non è vaccinato mentre una percentuale che oscilla fra il 10-20 per cento di pazienti vaccinati, per vari motivi ha subito una ricaduta da Covid».
La continuità


Il servizio: non è un’esagerazione affermare che giorno per giorno è una vera e propria corsa per i medici specializzandi in forza all’Usca di Pesaro e lo sa bene il dottor Gregorio Bucci. Da appena una settimana, i colleghi di continuità sostituiscono i medici di famiglia che anche quest’anno non hanno dato la propria adesione per la terza dose al domicilio ai propri mutuati fragili o non deambulanti, facendosi carico anche della somministrazione della terza dose. Pazienti no vax: il lavoro quotidiano dei medici Usca è monitorare, certo con meno costanza rispetto a un anno fa, le condizioni al domicilio e valutarne l’ospedalizzazione o la terapia domiciliare. «Al peso dell’attività Usca – fa notare Bucci – si va ad aggiungere anche l’attività di screening periodico nelle strutture Asur oltre a terze dosi e gestione dei punti drive test». «Di Covid positivi da ospedalizzare fra la popolazione no vax, ce ne sono – avverte il dottor Delbianco – solo la settimana scorsa fra i pazienti seguiti per due di loro è stato necessario il ricovero. Un 45enne risultato positivo non vaccinato a cui si sono aggiunte complicanze cardiache, finito in sub-intensiva e una paziente sulla sessantina anch’essa non vaccinata entrata e uscita dalla Rianimazione per tre volte e che solo di recente si è stabilizzata riuscendo ad avere la meglio sul virus e le sue complicanze. La fascia di età attualmente presa in carico va dai 45-50 ai 60 anni,  e pesa fra positivi e nuove prese in carico, quella fatta di pesaresi che scoprono di essere positivi solo a tampone eseguito ogni 48 ore per ottenere il pass verde».

 

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Corriere Adriatico