Coppia di infermieri già vaccinata e ora positiva al Covid: è la variante brasiliana, infettato anche il figlio

Pesaro, coppia di infermieri già vaccinata positiva al Covid: è la variante brasiliana, infettato anche il figlio
PESARO - Una coppia di operatori sanitari, lui 42 anni e sua moglie 35, in forza al presidio San Salvatore, sono risultati positivi alla variante brasiliana del Covid pur avendo...

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PESARO - Una coppia di operatori sanitari, lui 42 anni e sua moglie 35, in forza al presidio San Salvatore, sono risultati positivi alla variante brasiliana del Covid pur avendo ricevuto la seconda dose di vaccino Pfizer nel gennaio scorso. Che questa variante sia particolarmente diffusa anche nella nostra regione e sul territorio, lo dicono numeri e statistiche che di settimana in settimana, fin dal 21 febbraio scorso con il primo focolaio identificato nell’Anconetano, vengono analizzati e sequenziati dal laboratorio di Virologia del nosocomio Torrette di Ancona. 

 

L’identificazione

Da allora casi sospetti di contatto con le diverse tipologie di varianti più virulente e diffuse, vengono inoltrati e intercettati in attesa della conferma della sequenza dell’Rna, e sempre più di frequente nelle ultime settimane, dal laboratorio di Biologia Molecolare del presidio di Urbino. La positività alla variante brasiliana della coppia di operatori, è arrivata lunedì dal laboratorio di Torrette e comunicata al Distretto sanitario di Pesaro e alla direzione ospedaliera Marche Nord. In breve tempo la notizia ha fatto “il giro” fra i colleghi sanitari dei reparti Covid del San Salvatore e fra altri operatori sanitari e non, chiamati al richiamo proprio nello stesso giorno in cui alla coppia è stata inoculata la dose. Non è il primo caso isolato nel Pesarese di operatori vaccinati tornati positivi, il che conferma anche per i sanitari dell’Osservatorio Epidemiologico e della Prevenzione di Area Vasta 1, che il vaccino non blocca il passaggio e la trasmissibilità dell’infezione, soprattutto se si viene a contatto con una delle varianti maggiormente diffuse. Scorrendo gli elenchi degli operatori ospedalieri già vaccinati, la coppia di infermieri in servizio nelle aree Covid del San Salvatore, ha ricevuto la seconda e ultima dose Pfizer il 21 gennaio scorso al presidio ospedaliero di Urbino. A distanza di oltre due mesi, la conferma della positività al virus dopo l’esito del tampone molecolare. 
Il passaggio della variante potrebbe essere avvenuto, almeno dai primi accertamenti dell’indagine epidemiologica in corso, dal contatto stretto con il figlio di 6 anni, anche lui risultato positivo alla variante. Ora in isolamento domiciliare per 21 giorni, la coppia è asintomatica mentre il bambino presenta sintomi dell’infezione. Poco trapela dalla direzione ospedaliera sull’eventuale isolamento all’interno dei presidi Marche Nord di altri casi sospetti o di variante fra sanitari e medici vaccinati, ma da fonti interne della Rsu sindacale ci sarebbero cinque infermieri in forza nei reparti Covid contagiati, anche dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino. Sanitari comunque asintomatici e attualmente in quarantena che hanno scoperto di essere positivi di recente, dopo la tornata periodica di tamponi di controllo ogni 15 giorni, che l’azienda ospedaliera garantisce al proprio personale. 

Le reazioni

«Com’è noto la copertura del vaccino anti Covid, come per la gran parte dei vaccini, si veda l’antinfluenzale – commenta a caldo la direttrice del Distretto sanitario Elisabetta Esposto – non è al 100 per cento, ma resta comunque molto alta rispetto alla pericolosità di questo virus. A dimostrazione di ciò resta evidente allo stato attuale, l’assenza di focolai anche ospedalieri o all’interno delle strutture residenziali protette, dove le inoculazioni sono state quasi del tutto completate anche fra il personale sanitario. Ma proprio perché la diffusione e la virulenza delle varianti è ormai conclamata, vanno mantenute tutte le regole e le normali precauzioni anche fra i vaccinati, dalle strutture sanitarie alle Rsa e strutture protette. Dopo l’ultimo caso di ieri ho ritenuto comunque importante richiedere ai nostri laboratori di riferimento, per l’Area Vasta 1 Urbino, di inviare i tamponi proprio al Torrette per consentire di sequenziare l’Rna del virus».

 

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Corriere Adriatico