Studente no mask dimesso da psichiatria in anticipo dopo il Tso. Saltamartini: «Vicenda abnorme»

La manifestazione di fronte all'istituto Olivetti
FANO - Lo studente diciottenne del Polo 3 al pronto soccorso, mercoledì scorso, ha fatto resistenza all’esecuzione del tampone dopo che era stato disposto il...

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FANO - Lo studente diciottenne del Polo 3 al pronto soccorso, mercoledì scorso, ha fatto resistenza all’esecuzione del tampone dopo che era stato disposto il trattamento sanitario obbligatorio (non prima, quindi quella reazione è stata l'effetto e non la causa del Tso come accreditato anche da alcune fonti istituzionali). Inoltre, il Tso è stato giustificato dal medico del pronto soccorso, che l’ha proposto, e dalla psichiatra, che l’ha controfirmato, con l’esigenza di sottoporre il ragazzo ad “urgenti interventi terapeutici” ma nel reparto di psichiatria di Pesaro, in quattro giorni di permanenza, al giovane non è stata praticata alcuna terapia farmacologica. I due unici calmanti, che ha assunto, glieli hanno somministrati al pronto soccorso di Fano dopo la sua forte reazione fisica ed emotiva al tampone naso-faringeo.

 

Gli elementi salienti

Questi sono gli elementi salienti della vicenda che ha attirato su Fano l’attenzione nazionale, scaturita dalla protesta dello studente (frequentante l’istituto Battisti ma nella sede dell’Olivetti) contro l’obbligatorietà della mascherina. Vicenda che produrrà rilevanti strascichi dopo la dimissione dal servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Muraglia di Pesaro (dipendente dall’Area vasta 1) avvenuta domenica scorsa, in anticipo rispetto ai 7 giorni di legge del Tso, per iniziativa dei medici del reparto, che hanno valutato la mancata delle condizioni per trattenerlo.

Quegli elementi salienti saranno alla base dell’esposto penale che l’avvocata Isabella Giampaoli ha intenzione di presentare sull’intera vicenda alla procura della Repubblica, ritenendo che tutte le azioni intraprese, a partire dalla scuola, come risposta alla determinata ma pacifica protesta del ragazzo, con l’intervento delle forze dell’ordine e del 118 e l’eclatante esito del Tso per le valutazioni fatte al pronto soccorso, siano illegittime.
L’accelerazione alla vicenda l’ha data l’intervento del senatore della Lega Armando Siri, che sabato scorso ha fatto visita al ragazzo a psichiatria, preannunciando un’interrogazione parlamentare e definendo «sconcertante» la vicenda, e che prima di arrivare a Pesaro aveva contattato l’assessore regionale alla sanità, che si è attivato per acquisire informazioni sul caso.

La relazione chiesta al direttore di Area vasta 1

«Per la mia parte ho chiesto una relazione al direttore dell’Area vasta 1 - sottolinea l’assessore Filippo Saltamartini -, posso anche dire, per le mie competenze di vicequestore aggiunto di polizia, di docente di diritto costituzionale, nonché di ex sindaco, che gli sviluppi della protesta del ragazzo a scuola sono stati abnormi sotto vari aspetti, non solo quello sanitario. Incatenarsi a un banco non è un reato. Se la polizia interviene gli può contestare l’infrazione amministrativa per la mancanza della mascherina all’ingresso in classe ma se il ragazzo è calmo e non violento, come hanno detto tutti, deve poter assistere alle lezioni rispettando il distanziamento interpersonale. Inoltre, Il provvedimento restrittivo con trattamento sanitario obbligatorio è un provvedimento del sindaco, anche se la proposta la fanno i medici. Generalmente si usano dei formulari preimpostati e le formule sono sempre le stesse, mentre occorre una prognosi individuale che deve essere motivata per bene».

Sindaco nel mirino

Il legale di Telefono Viola ha già impugnato davanti al tribunale collegiale il Tso sostenendone la nullità per la carenza dei requisiti richiesti dalla legge e la mancata verifica preventiva da parte del sindaco. «Sono tre i presupposti - rileva l’avvocato Gioacchino Di Palma -: una patologia psichiatrica, l’urgenza di interventi terapeutici e la verifica che non ci siano alternative extraospedaliere. In questo caso non ne ricorre neanche uno». A questo ricorso si unisce l’avvocata del ragazzo. «Ma presenterò anche un esposto alla procura - precisa Isabella Giampaoli -. Tutta la vicenda dall’inizio è stata gestita in maniera scandalosa. Qualcuno ne dovrà rispondere perché le responsabilità penali sono personali».

La testimonianza del ragazzo

«Ho seguito il medico perché mi aveva detto che mi avrebbero insegnato qualcosa sulle mascherine, a scuola c’erano le forze dell’ordine e se non fossi salito volontariamente sull’ambulanza mi avrebbero portato di forza. Si è iniziato a parlare di Tso dentro l’ambulanza, ho le registrazioni».

Così il diciottenne del Polo 3, ieri mattina, ha ricostruito, davanti all’istituto scolastico dove si svolgeva la manifestazione a sostegno della sua protesta contro l’uso delle mascherine a scuola, i momenti che mercoledì scorso hanno introdotto il trattamento sanitario obbligatorio, disposto quando il ragazzo era al pronto soccorso, dopo la sua iniziativa di legarsi con la catena della bicicletta al banco per poter assistere senza mascherina alle lezioni insieme ai suoi compagni di classe.

«Quando è arrivata l’ordinanza del sindaco per il Tso - ha continuato - hanno voluto farmi il tampone, senza il quale non sarei andato in Tso. Quindi in qualche modo mi sono difeso, cercavo di mettermi a tartaruga con la faccia verso il basso, ho urlato e pregato. Poi mi hanno dato due calmanti per via endovenosa, che mi hanno intontito per una giornata».

Il ricovero obbligato


Quindi il ricovero a psichiatria. «A Muraglia non ho preso calmanti - ha precisato il giovane -. Sono partiti con l’intenzione di darmi un farmaco per via orale, davanti al letto la prima notte c’era una camicia di forza, non l’hanno usata perché io sono stato molto calmo. Mi hanno dimesso perché sono sano di mente e perché i miei amici conosciuti in rete sono venuti a manifestare lì davanti quasi tutti i giorni». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico