Sanificazioni business occulto. L'intercettazione: «Il coronavirus è un buon affare»

La Guardia di Finanza di Rimini
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PESARO  - «Il Coronavirus è un buon affare». Quella sua frase, carpita da una intercettazione, è rimasta impressa per la sua brutalità spicciola e ha spalancato un mondo.

 

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Ora, per Salvatore Emolo, 43 anni, napoletano, pluripregiudicato fratello di un condannato in via definitiva per camorra, è scattata anche il sequestrato, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo del Gip di Rimini, di denaro e un immobile per oltre 54.000 euro. L’indagato, lo scorso novembre, era stato denunciato perché, in piena pandemia da Covid, era «diventato socio occulto di una ditta operante nel settore delle sanificazioni, partecipando agli utili ed avvalendosi delle autorizzazioni rilasciate alla ditta stessa».

Questa è la seconda fase dell’operazione. Attraverso l’esecuzione di accertamenti economico patrimoniali, le Fiamme Gialle riminesi hanno accertato che Emolo, tra il 4 maggio e il 14 settembre dello scorso anno, aveva «impiegato, sostituito e trasferito nella ditta individuale operante nel settore delle sanificazioni profitti illeciti senza comunicare nulla al Nucleo di Polizia economico-finanziaria, pur essendovi tenuto in qualità di sorvegliato speciale». Il giudice, quindi, ha disposto ai sensi del Nuovo Testo unico Antimafia - così come richiesto dal pubblico ministero Paola Bonetti - il nuovo sequestro preventivo «funzionale alla confisca» dell’immobile e del contante che l’uomo «ha conseguito ma ha omesso di comunicare alla Guardia di finanza». L’operazione “Dirty cleaning”, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Rimini, scrive un altro capitolo alla voce “tentativo di infiltrazioni”. Questa di Salvatore Emolo era nel campo delle sanificazioni di auto, esercizi commerciali e hotel nel Riminese e nella provincia di Pesaro e Urbino. 



Emolo, hanno spiegato in una nota le Fiamme gialle, «rilasciava certificazioni e fatture della ditta intestata fittiziamente a terzi», e lo schema imprenditoriale occulto ricostruito nel corso delle indagini «è risultato particolarmente redditizio» per lo stesso Emolo che, in alcune intercettazioni telefoniche, aveva definito il Coronavirus come «un buon affare». Lo scorso novembre erano quindi stati apposti i sigilli all’azienda. Sono «tuttora cautelati somme di denaro e beni utilizzati dall’indagato per compiere l’illecita attività di sanificazione» Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico