Tamponi fasulli e non autorizzati, positivi Covid mai comunicati all'Asur: sigilli al Poliambulatorio

Pesaro, tamponi fasulli e non autorizzati, positivi Covid mai comunicati all'Asur: sigilli al Poliambulatorio
PESARO - Sigilli al poliambulatorio e policlinico Igea sulla Statale 16, infermiera denunciata e indagini in corso per irregolarità dei tamponi Covid. Referti nei cestini e...

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PESARO - Sigilli al poliambulatorio e policlinico Igea sulla Statale 16, infermiera denunciata e indagini in corso per irregolarità dei tamponi Covid. Referti nei cestini e genitori di alunni imbufaliti.


Sequestrato dai carabinieri un poliambulatorio nel centro di Pesaro, Igea Policlinica, per aver fatto tamponi senza alcuna autorizzazione. Non solo, i referti venivano firmati da un’infermiera come se fosse un medico e, in caso di positività, la struttura non informava il dipartimento prevenzione dell’Asur, ma demandava al paziente l’onere di farlo, in contrasto con la normativa.

 

La struttura però non avrebbe potuto fare diversamente, dato che non era autorizzata. Alcuni referti parlavano di test molecolare, ma nessun laboratorio aveva mai processato i test molecolari per Igea. Si trattava sempre di tamponi di tipo rapido, fatti pagare 70 o 80 euro. Oltre ai sigilli al policlinico ubicato all’altezza di largo Tre Martiri in strada statale Adriatica 37 è stata posta sotto sequestro anche la sede distaccata di Cattabrighe, sempre lungo la statale 16. Nel decreto di sequestro si ipotizza il reato di truffa aggravata ed esercizio abusivo di professione, poichè la firma sui referti deve essere quella di un medico o di un biologo. Ieri mattina il cartello “Locale sottoposto a sequestro preventivo” è stato affisso dalla Legione dei carabinieri di Pesaro all’ingresso del poliambulatorio. Il centro Policlinica Igea opera con visite specialistiche nelle diverse branche della medicina, sia in fase diagnostica che nei percorsi di cura. Ma non solo perchè sarebbe stato impegnati anche nell’eseguire i tamponi. Ed è questo il motivo per cui il centro è finito nell’inchiesta di Asur e carabinieri, coordinata dalla procura di Pesaro.

Grande riservatezza

Bocche cucite sia da parte dei militari che dall’Asur che però confermano le indagini in corso. Secondo quello che filtra, nei giorni scorsi in una scuola pesarese, la media Don Gaudiano, si è registrato un focolaio. Motivo per cui l’Area vasta 1 ha chiesto di poter effettuare dei tamponi, ma la scuola ha risposto di averli già fatti privatamente. E qui è nato il cortocircuito. Perché secondo quanto emerge, il centro clinico non avrebbe comunicato all’Asur i relativi risultati, importanti per identificare e isolare i positivi, prevenendo così focolai e come dispone la norma. Alla chiamata al poliambulatorio per chiedere conto della situazione, i responsabili avrebbero fatto un nome di un laboratorio dove avrebbero inviato i tamponi per le analisi, non essendo un centro specializzato con biologo. È prassi infatti che centri clinici dotati di centro prelievi, possano eseguire il prelievo o il tampone che poi va fatto processare da una struttura autorizzata dalla Regione. Ma non è questo il caso perchè raggiunto il laboratorio emiliano al telefono, i referenti hanno risposto ai carabinieri di non conoscere la struttura pesarese in questione, né di aver lavorato mai per loro. 

Le irregolarità

Di qui i controlli approfonditi che hanno portato i carabinieri ad apporre i sigilli perché Barbara Cambrini, 50 anni, laureata in scienze infermieristiche avrebbe firmato dei documenti come medico pur non essendo iscritta all’albo. E sarebbero state riscontrate irregolarità anche nei tamponi molecolari, dichiarati tali, ma non sarebbero a norma. La donna, messa alle strette dagli inquirenti, avrebbe confermato che l’analisi dei tamponi non avveniva tramite un laboratorio autorizzato, come dovrebbe essere. Anzi, diversi referti firmati e kit di tamponi sarebbero stati trovati nei cestini dei rifiuti all’interno della struttura. Cosa che rende impossibile quindi il tracciamento. La notizia ha fatto il giro della città e diversi genitori sono venuti allo scoperto, raccontando quanto accaduto, arrabbiati per aver pagato un tampone molecolare quando in realtà si sono ritrovate con un finto referto, mai analizzato. 

Le procedure

L’Asur starebbe avviando tutte le procedure per quanto riguarda le irregolarità riscontrate. Ma non si parla solo di responsabilità amministrative, ma anche penali. Infatti, l’infermiera è stata denunciata dai carabinieri per abuso della professione medica, reato che punisce chi abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato. Ma anche per truffa aggravata relativamente ai tamponi molecolari o presunti tali. Le autorità sanitarie stanno anche valutando se mettere in quarantena preventiva gli alunni della scuola vista la mancata comunicazione del poliambulatorio circa i risultati dei tamponi.

 

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Corriere Adriatico