Pesaro, la rivolta delle educatrici: «Bimbi e ragazzi dimenticati, nell'era Covid conta più il calcio»

Pesaro, la rivolta delle educatrici: «Bimbi e ragazzi dimenticati, nell'era Covid conta più il calcio»
PESARO - Protesta delle educatrici pesaresi, raccolte più di 500 firme. «Dimenticati i bambini da 0 a 6 anni, ora siamo pronti ad estendere la protesta a livello...

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PESARO - Protesta delle educatrici pesaresi, raccolte più di 500 firme. «Dimenticati i bambini da 0 a 6 anni, ora siamo pronti ad estendere la protesta a livello nazionale». Tre giorni di banchetti negli asili nido e nei centri per l’infanzia per «una vera e propria cultura dell’infanzia e dell’adolescenza». 


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Questo il messaggio della petizione lanciata dalle educatrici pesaresi indirizzata «alle istituzioni della nostra Regione Marche e del nostro Comune di Pesaro, che si devono occupare di educazione, perché riteniamo che i diritti dei bambini e dei ragazzi non possano continuare ad essere ignorati. È necessario un intervento immediato a loro destinato». La raccolta firme si è concluda mercoledì sera e ieri mattina le educatrici hanno tracciato un primo bilancio dell’iniziativa, destinata ad allargarsi. 
 
«La petizione è andata benissimo - spiega Ilaria Bartolucci, pedagogista e titolare del Centro per l’Infanzia “Lo Stupore delle Meraviglie” - Vista l’ennesima risposta ricevuta dalle istituzioni, abbiamo deciso di organizzare i banchetti nel più breve tempo possibile, partendo lunedì pomeriggio. Abbiamo raccolto più di 500 firme nei punti di ritrovo. Sono venuti a firmare medici, maestre, educatori, genitori, provenienti da scuole di ogni ordine e grado, comunali, statali, private. E adulti che non sono genitori, ma che hanno a cuore il benessere dei bambini e sono venuti a firmare. Siamo molto soddisfatti e stiamo pensando di allargare tutto, non solo a livello regionale, ma nazionale».

Da cosa è nata la petizione? «Ci siamo resi conto già dai primi giorni di chiusura a causa del Coronavirus, che i bambini della fascia 0-6 anni sono stati dimenticati - continua Bartolucci - Abbiamo appoggiato all’inizio la decisione della Regione e dei sindaci di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in quel momento particolare che stavamo tutti vivendo. Ma ad oggi, arrivati al 4 giugno, ci rendiamo conto che sia assurdo che non ci siano delle misure e dei progetti possibili per questi tre mesi estivi, prima dell’inizio di settembre». I promotori della raccolta firme rivendicano «il diritto dei bambini alla socialità, perchè sono esseri che vivono di relazioni, sono fragili e in divenire e hanno bisogno di sviluppare le loro competenze relazionali. La relazione - riferisce ancora la pedagogista - è una competenza e ha bisogno di essere allenata. Visto che si è riaperto il campionato di calcio, faccio proprio un esempio in ambito calcistico. E’ come se uno sportivo smettesse per oltre 100 giorni di fare allenamenti. Cosa potrebbe succedere al suo ritorno in campo o in ogni altro luogo destinato all’attività sportiva? Qui non parliamo di sport, ma della vita dei bambini, di questi esseri fragili che hanno bisogno di sviluppare queste competenze relazionali, perchè di questo vivono. I primi 1000 giorni sono i più importanti nella formazione degli esseri umani. Noi già ne abbiamo superati 100, periodo nel quali ai bambini è stato negato tutto», conclude Bartolucci.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico