PESARO - Da ultimo era intervenuto il sindacato Anaao Assomed Marche, preceduto dalle dure parole di Cgil, Cisl e Cimo che avevano giudicato inopportuna e offensiva la nota con...
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Oggi, dopo lunga meditazione,. la stessa Direzione di Area vasta 1 ammorbidisce i toni, ribadendo però la legittimità (mai negata da nessun interlocutore) del richiamo alla norma. «E’ la normativa nazionale contrattualmente richiamata – e non l’Azienda – che detta i criteri per configurare i comportamenti corretti e quelli non corretti o censurabili e nel rispetto delle disposizioni di legge l’Azienda non intende in alcun modo ostacolare la libera espressione o la libertà di pensiero dei propri lavoratori. La nota diramata dall’Urp assume pertanto palesemente una valenza di raccomandazione di carattere generale e non ha voluto precostituire alcun atto di accusa nei confronti di specifiche persone».
Ma il social è un terreno minato. «È noto, d’altro canto, che ogni intervento pubblicato sui social, quand’anche “tecnico” o semplicemente espressione del proprio stato emotivo, può essere oggetto di facili strumentalizzazioni per alimentare la confusione e la preoccupazione dei cittadini e di produrre un effetto mediatico che talvolta finisce per stravolgere l’oggettività dei fatti. Comunicazioni su analoghi contenuti sono state trasmesse dalla Direzione Generale Asur a tutti i dipendenti in più occasioni senza destare particolare clamore».
L’infelice concomitanza
E infatti proprio la concomitanza della nota con un momento delicatissimo per tutto il personale sanitario era risultata inopportuna e offensiva. «Riteniamo - conclude l’intervento - che nelle rimostranze delle organizzazioni sindacali sia stato travisato lo spirito con cui è stata diramata la nota. S’intendeva solo rammentare ai dipendenti il corretto comportamento a cui attenersi, ben lungi dal voler impedir loro di esercitare il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni. Al contrario, l’Azienda ha inteso agire a tutela dei propri dipendenti nel mondo della comunicazione, nella situazione di estrema emergenza che stiamo attraversando, anche allo scopo di preservarli da eventuali possibili strumentalizzazioni. La Direzione non ha inteso impedire il diritto dei dipendenti a esercitare i propri diritti nelle competenti sedi, quanto piuttosto quello di evitare l’uso distorto dei social e l’inappropriatezza dei canali utilizzati, nel rispetto della richiesta espressa ad ogni livello istituzionale di contenere falsi allarmismi, proprio a tutela della cittadinanza». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico