La città in lutto per il notaio Colangeli ucciso dal Covid, il funerale slitta di una settimana

Fano, la città in lutto per il notaio Colangeli ucciso dal Covid, il funerale slitta di una settimana
FANO - Si svolgeranno sabato 10 aprile nella chiesa di San Cristoforo i funerali del notaio Angelo Colangeli deceduto giovedì scorso all’età di 80 anni...

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FANO - Si svolgeranno sabato 10 aprile nella chiesa di San Cristoforo i funerali del notaio Angelo Colangeli deceduto giovedì scorso all’età di 80 anni nell’ospedale San Salvatore di Pesaro, dove era stato ricoverato dopo l’aggravamento dei sintomi da Covid 19 che si sono sovrapposti a patologie regresse. 

 

L’ennesima vittima di questa epidemia che sta portando via, insieme a tanti cittadini, anche coloro che possono contribuire maggiormente nei loro rispettivi settori alla rinascita e allo sviluppo della città. Si è atteso qualche giorno prima di rendere l’estremo saluto al defunto, per permettere anche al figlio Dario, notaio egli stesso e alla moglie Annamaria, colpiti anche loro dal virus, e anche ai parenti di Roma di partecipare alle esequie. 
Saranno comunque molti i fanesi che vorranno essere presenti al rito. Angelo Colangeli infatti è stato un personaggio che si è fatto apprezzare non solo dal punto di vista professionale, ma anche per il suo spessore culturale che manifestava con discrezione, ma sempre in modo puntuale e competente, appassionato com’era di storia. 
Era giunto da Roma nel nostro territori nel 1981, iniziando a svolgere la sua professione di notaio a Cagli, un ruolo che ha voluto ricoprire con determinazione, lui che aveva iniziato la sua carriera lavorativa come impiegato dell’Inps. Nel 1985 si era poi trasferito a Fano, aprendo il suo studio nella città della Fortuna e facendosi subito apprezzare per la sua competenza. 
E’ stato presidente del Rotary Club di Fano, passando dopo alcuni anni il testimone al figlio Dario che ora porta avanti il suo studio. «Voglio ringraziare - ha detto quest’ultimo – tutti i medici e gli infermieri degli ospedali sia di Fano che di Pesaro che si sono avvicendati al capezzale di mio padre, i quali hanno fatto tutto quanto era possibile con competenza e umanità, per cercare di salvarlo».

 

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Corriere Adriatico