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FANO - Potrebbe essere morto di stenti il giovane uomo, nigeriano sulla trentina, che ha vissuto i suoi ultimi istanti in una radura isolata a breve distanza dal fiume Metauro, a Fano nella zona di Madonna Ponte.
Una fine orribile, per una persona già debilitata, che gli inquirenti ritengono l’eventualità più probabile.
Le impronte digitali
Sono state le impronte digitali, rilevate con materiali e strumenti particolari, che hanno premesso di dare un nome e un cognome a quel corpo prosciugato da circa un mese di esposizione al sole e a permettere di ricostruire una vicenda umana che ha seguito le terribili rotte migratorie dall’Africa e che si è conclusa in modo tragico a Fano.
Appena entrato in Italia, al trentenne immigrato nigeriano sono state prese le impronte digitali e dal confronto con quelle rilevate durante l’esame autoptico è stato possibile risalire all’identità della persona, rompendo il mistero che fino a quel momento era calato sull’agghiacciante ritrovamento a Madonna Ponte.
Proveniva da Trento
Il giovane uomo proveniva da Trento e al suo arrivo in Italia non ha incontrato quel nuovo inizio sognato al momento di lasciare il Paese d’origine. Senza fissa dimora, incensurato, è assai probabile che tirasse a campare come meglio potesse.
A Fano ha avuto un incidente stradale, che ha causato la rottura di una gamba. Operato e ricoverato all’ospedale Santa Croce nell’agosto scorso, se n’è poi allontanato di sua spontanea volontà. Come farebbe una persona che tema controlli e accertamenti sulla sua presenza nel Paese.
Era tornato invisibile
Erano gli inizi di settembre e a quel punto il giovane immigrato è tornato a essere invisibile tra invisibili. Il suo cadavere è stato scoperto circa un mese dopo in un luogo isolato. Nessuno che avesse chiesto di lui, segnalando la sua scomparsa.
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