Vaccini, il pressing dei medici «Dateci più dosi o chiudiamo»

Vaccini, il pressing dei medici «Dateci più dosi o chiudiamo»
L'EPIDEMIA FERMO «O ci danno i vaccini o chiuderemo i centri territoriali». Sono arrabbiati, i medici di base. Perché vorrebbero vaccinare di più, ma non hanno le dosi. Dodici...

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L'EPIDEMIA
FERMO «O ci danno i vaccini o chiuderemo i centri territoriali». Sono arrabbiati, i medici di base. Perché vorrebbero vaccinare di più, ma non hanno le dosi. Dodici a settimana, quelli dell'ultimo periodo, contro le ventotto dei primi giorni, subito dopo l'accordo con la Regione. Poi le cose sono cambiante e dicono i medici peggiorate da quando s'è dimesso l'ex direttore dell'Area vasta 4, Licio Livini. Alzano la voce, i camici bianchi. Compatti, i coordinatori delle sette equipe territoriali (Fermo, Porto San Giorgio, Porto Sant'Elpidio, Sant'Elpidio a Mare, Montegranaro, Falerone-Montappone e Amandola) pretendono un ruolo attivo nella campagna vaccinale. Parla di «situazione inaccettabile», Paolo Misericordia.

La richiesta
«Vorremmo non essere trattati da vaccinatori di serie inferiore», dice il coordinatore delle equipe territoriali e segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). E si riferisce alla competizione che s'è creata coi centri vaccinali della piattaforma delle Poste. Quelli che hanno garantiti un tot di vaccini al giorno. E che, secondo la reggente dell'Av 4, Nadia Storti, nei prossimi, aumenteranno. «Se i nostri pazienti si prenotano lì, possono vaccinarsi nel giro di qualche giorno. Altrimenti, devono aspettare chissà quanto». «La partita deve essere giocata con regole univoche. Nel momento in cui si coinvolge la medicina generale, si deve dare accesso a un percorso parallelo. Invece, da tre settimane non ci viene fornita alcuna dose per le prime somministrazioni. Le nostre liste grondano di prenotazioni in attesa da settimane», incalza Misericordia. Il problema riguarda tutto il Fermano. E, oltre alle prime, mette a rischio anche le seconde dosi.
L'ospedale
«Da diverse settimane, il punto dell'ospedale ha potuto vaccinare i prenotati, che sarebbero a carico dell'Asur, attingendo ai vaccini che avevamo per i nostri pazienti», dice Gianluigi Vitali dell'equipe di Montegranaro. «C'è stata chiesta collaborazione e l'abbiamo fornita, ma la vaccinazione deve essere garantita con le stesse prerogative, soprattutto dove i medici possono fare da punto di riferimento», spiega Noemi Raffaelli dell'equipe di Amandola. «Le dosi spesso le andiamo a prendere noi. Abbiamo dovuto litigare perché volevano riprendersele. Non viene garantita la dignità della nostra professionalità. Siamo buoni sempre come tappabuchi. È avvilente», aggiunge Silvia Sebastiani dell'equipe di Porto San Giorgio. «Non possiamo vivere con il contentino di tre dosi al giorno e il dubbio che oggi ci sono e domani forse. Parliamo di scienza, che ha un valore grazie anche alla nostra opera», le parole di Claudio Ceteroni dell'equipe di Sant'Elpidio a Mare.
L'impegno
La protesta dei medici di famiglia è arrivata ad Ancona. E, nelle ultime ore, pare che qualcosa si stia muovendo. «L'indicazione forte da parte della Regione chiosa Misericordia , recepita dai vertici dell'Asur, dovrebbe portare dosi più ragguardevoli per la medicina generale. In caso contrario, il nostro coinvolgimento sarebbe fallito».

Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico