«Una toppa peggiore del buco» Soprintendenza, l'ira di Cesetti

«Una toppa peggiore del buco» Soprintendenza, l'ira di Cesetti
LA POLEMICA FERMO Alla fine, il contentino ha scontentato tutti. Niente grida di giubilo per l'ufficio decentrato della Soprintendenza che dovrebbe arrivare a Fermo. Alla notizia,...

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LA POLEMICA
FERMO Alla fine, il contentino ha scontentato tutti. Niente grida di giubilo per l'ufficio decentrato della Soprintendenza che dovrebbe arrivare a Fermo. Alla notizia, la politica locale ha riservato un'accoglienza gelida. Provando ad aggiustare il tiro, dopo la nomina di Ascoli a sede del nuovo ente delle Marche del sud, il Mibact ha gettato benzina sul fuoco. «Una toppa peggiore del buco», il commento al vetriolo dell'assessore regionale Fabrizio Cesetti.

Le motivazioni
«Un contentino dopo che Ascoli si è mossa bene e Fermo no», le parole del responsabile della Lega, Mauro Lucentini. «Che sia da insegnamento e monito per tutti i fermani», rincara, dalla Regione, la consigliera forzista Jessica Marcozzi. L'apertura del Ministero dei beni culturali, arrivata dopo l'incontro dell'altro ieri tra il sindaco Paolo Calcinaro, il senatore Pd Francesco Verducci e il capo di gabinetto del ministero Lorenzo Casini, ha scontentato pure i sindacati. Parla di «sconfitta politica» e di «fronte non compatto» il segretario della Cgil Alessandro De Grazia. Che, però, prova lo stesso a vedere il bicchiere mezzo pieno «Rimane il malcontento sulla scelta politica fatta, ma almeno sarà un presidio nel territorio a cui potranno accedere i cittadini. Non l'avessimo avuto, sarebbe stato un disastro», dice. Il motivo è presto detto ed è lo stesso su cui ha fatto leva il Fermano (ma anche il Maceratese) per provare ad essere scelte, e cioè la posizione geografica. Il criterio snobbato dal Mibact nella decisione sulla nuova sede. E che ha riacceso polemiche mai sopite tra le due ex province unite. Ma i campanilismi non c'entrano, s'affrettano a precisare i diretti interessati. Per Marcozzi, la Soprintendenza delle Marche del Sud «non è un premio». «Di certo spiega c'è un fatto: l'Ascolano si è mosso con forza e decisione, ma è una vittoria di tutti». «Mi dispiace che la Soprintendenza non sia stata assegnata al mio territorio prosegue , mi auguro che questa vicenda sia da insegnamento e da monito per tutti noi fermani». Sotto attacco è finito pure il sindaco Calcinaro, reo di non aver fatto abbastanza per perorare la causa fermana. Se Cesetti parla di «incontro tardivo» (quello di giovedì pomeriggio al ministero, ndr), Lucentini assicura che «al Mibact non è arrivata nessuna richiesta da parte del sindaco di Fermo». «La politica fermana in questo momento al governo è mancata totalmente», l'affondo dell'esponente del Carroccio. Ma, se fosse vero, com'è convinto Cesetti, che Franceschini la decisione di aprire una sede della Soprintendenza ad Ascoli l'aveva presa «fin dall'inizio», sarebbe stato comunque tutto inutile. L'assessore regionale, però, non si dà per vinto. Chiede il ritiro del decreto, che la Soprintendenza resti solo ad Ancona e uffici periferici per Fermo, Ascoli, Macerata e Pesaro-Urbino. Se così non sarà, per Cesetti, i sindaci dovrebbero decidersi a impugnare l'atto.
L'amarezza

Una sconfitta che brucia, che per l'assessore regionale «potrebbe addirittura costituire un pericoloso precedente, anche per la recente conquistata autonomia». Soprattutto perché non è la prima e, facilmente, non sarà l'ultima. «Il nostro è un territorio che viene sempre depredato», incalza Lucentini. «Restiamo la Cenerentola delle Marche», gli fa eco De Grazia. Ci voleva la Soprintendenza scippata a mettere tutti d'accordo.
Francesca Pasquali
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Corriere Adriatico