Una città condannata a una stagione remota

Una città condannata a una stagione remota
L'APPUNTOSi dice che gli assenti abbiano sempre torto, ma ieri al tavolo non si è vista nessuna delle parti, perciò piuttosto che elucubrare su quello che Comune e Università...

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L'APPUNTO
Si dice che gli assenti abbiano sempre torto, ma ieri al tavolo non si è vista nessuna delle parti, perciò piuttosto che elucubrare su quello che Comune e Università si sarebbero dovuti dire, conviene ragionare su quello che non si sono detti: perché è proprio il non detto a preoccupare. Si dice che si doveva parlare dell'operazione ex Upim che ha in animo Unimc e che il sindaco Carancini abbia cercato di inserire nella discussione anche le piscine di Fontescodella - meglio sarebbe dire il loro fantasma - e che il tentativo abbia fatto cadere l'incontro. Insomma, se così fosse, vorrebbe dire che a far arenare il tutto siano state questioni irrisolte da ormai quasi vent'anni: l'Upim ha infatti chiuso i battenti nel 2003, mentre la firma della convenzione per le piscine di Fontescodella è dell'anno dopo. Il dato di tutto ciò, quindi, è che a distanza di tanto tempo si discute ancora (e ci si fanno i dispetti) su che fare di uno spazio simbolo del centro storico che non ha mai trovato non solo una destinazione ma neanche un'ipotesi vera di suo utilizzo. Ma non basta, a impedire la discussione è una questione - le piscine - che più che un progetto credibile, da anni si era ridotto a un esercizio dialettico. Il risultato di tutto ciò è lo spettacolo un'inconcludenza inchiodata a questioni di quasi due decenni fa, che condanna la città a quella stagione remota e trascura quante nuove urgenze si siano affacciate su Macerata. La fine ingloriosa dell'appuntamento fa pensare con tristezza (e rassegnazione?) a quell'angelo sterminatore, che avanzava con il futuro alle spalle. Col risultato di lasciare dietro di sé soltanto macerie.

Giuseppe Porzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico