Museo polare, taglio del nastro C'è anche l'orso che bramisce

Museo polare, taglio del nastro C'è anche l'orso che bramisce
LA CERIMONIA FERMO Un grande orso bianco, che si muove e bramisce, e una giovane inuit, con indosso gli abiti della tradizione polare. Sono loro ad accogliere i visitatori del...

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LA CERIMONIA
FERMO Un grande orso bianco, che si muove e bramisce, e una giovane inuit, con indosso gli abiti della tradizione polare. Sono loro ad accogliere i visitatori del Museo polare nella nuova sede di Palazzo Paccarone. Ieri pomeriggio l'inaugurazione degli spazi in corso Cavour.

La scelta
Per ora il trasferimento da Villa Vitali ha riguardato il Museo polare e quello delle scienze naturali, entrambi riallestiti al secondo piano dello storico edificio. Le prime due stanze sono quelle del Museo ornitologico. Uccelli di ogni tipo e dimensione fanno bella mostra all'interno delle teche. Pochi passi e si arriva al Museo polare, il vero protagonista. Sei le sale: nella prima è ricostruita la storia del museo, nella seconda quella delle esplorazioni polari e di Silvio Zavatti, l'esploratore a cui è appartenuto il materiale in mostra e a cui è intitolato il museo. La terza e la quarta sala sono dedicate ai due Poli, l'Artide e l'Antartide; la quinta e la sesta agli inuit, gli abitanti del Polo nord, e ai cambiamenti climatici nelle regioni polari. Camminando per le stanze si possono ammirare oggetti della quotidianità degli abitanti dei Poli, utensili e monete, ma anche una tenda e un'enorme pelle d'orso bianco appesa a una parete.
La presentazione
Prima del taglio del nastro, il riallestimento dei Musei scientifici è stato presentato nella sala conferenze della Camera di commercio. «Con il sindaco ha detto l'assessore alla cultura Francesco Trasatti immaginavamo di ricomporre l'assetto museale della città in un itinerario turistico organico delle sedi museali. Pur consci del valore di Villa Vitali, riconoscevamo l'importanza di un percorso per i visitatori. In questo senso il terremoto, con la sua gravità, ha accelerato questo progetto e, da tragedia, è diventato stimolo perché l'idea delineata diventasse reale in tempi rapidi». A quattro giorni dall'apertura della mostra sul 400 nell'ex chiesa di San Filippo, per la cultura cittadina una nuova inaugurazione. «È stato un lavoro enorme ha spiegato il sindaco Paolo Calcinaro reso possibile grazie a tanti settori degli uffici comunali e all'associazionismo. È una nuova configurazione della musealità fermana. La città va scoperta integralmente. Restando tra piazza e il Girfalco, il rischio era che il turista esaurisse lì la sua scoperta e conoscenza della città. Oggi l'approccio turistico si amplia in modo sostanziale. Voglio credere che porterà Fermo stessa a riscoprire se stessa e che i fermani diventino i primi messaggeri della città».
La dislocazione

La nuova sede dei Musei scientifici è a pochi passi dalla Prefettura. «In poco tempo la città sta ripartendo ha detto il prefetto Maria Luisa D'Alessandro mettendo in campo energie eccezionali. Quando sono arrivata, a novembre, il Duomo era chiuso. Poi Fermo ha riconquistato il suo 400 e ora riapre Palazzo Paccarone che vedevo sempre passandoci davanti. Non avrei immaginato di poterci entrare in così poco tempo. Fermo sta dimostrando come si deve andare avanti; il suo modello è da importare in Italia perché dà il senso di dove si debba andare». È stato poi il turno del rettore della Politecnica delle Marche. «L'iniziativa di riaprire e rafforzare i musei scientifici le parole di Sauro Longhi apre una finestra sul mondo e avvicina le persone alla scienza. Abbiamo bisogno di questi valori, soprattutto le nuove generazioni ne hanno bisogno».
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Corriere Adriatico