Le soluzioni? Ci sono, ma secondo gli addetti ai lavori è già tardi e

Le soluzioni? Ci sono, ma secondo gli addetti ai lavori è già tardi e
Le soluzioni? Ci sono, ma secondo gli addetti ai lavori è già tardi e c'è il serio rischio di non riuscire comunque ad arrestare il calo dei medici di famiglia. Va tenuto conto...

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Le soluzioni? Ci sono, ma secondo gli addetti ai lavori è già tardi e c'è il serio rischio di non riuscire comunque ad arrestare il calo dei medici di famiglia. Va tenuto conto infatti che i corsi di formazione hanno durata triennale e servirebbe agire immediatamente per riuscire a contrastare il picco di pensionamenti atteso nel 2022.

L'argine
«Per arginare il fenomeno la ricetta del dottor Misericordia - deve essere formato un numero decisamente superiore di medici di famiglia. Da qui ai prossimi 10 anni la netta maggioranza dei medici di famiglia andrà in pensione, ben 100 su 128. Stando alle medie attuali, ne subentreranno appena 25. Un numero del tutto insufficiente». Altro aspetto determinante, secondo la Fimmg, riguarda l'università e l'appetibilità della professione per i neolaureati. «E' difficile pensare che possa crescere il numero dei professionisti di medicina generale conclude il segretario provinciale Fimmg se non si supereranno le penalizzazioni economiche e normative che gravano sui neolaureati che decidono di intraprendere quest'attività. I colleghi iscritti alle altre scuole di specializzazione percepiscono un retribuzione quasi doppia rispetto alla loro, durante la frequenza del corso. E' chiaro quindi che altre specializzazioni facciano più gola. Altro aspetto importante, che riguarda il percorso formativo degli studenti, sarebbe l'insegnamento della medicina generale durante il corso di laurea in medicina e chirurgia. Questo offrirebbe ai giovani intenzionati ad intraprendere la professione l'opportunità di conoscere e valutare una branca medica di importanza fondamentale per un sistema sanitario evoluto, gestita da una figura professionale tanto apprezzata dalla gente».
Pierpaolo Pierleoni
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Corriere Adriatico