LA PREVENZIONE PESARO Cresce l'adesione dei medici di base per la somministrazione

LA PREVENZIONE PESARO Cresce l'adesione dei medici di base per la somministrazione
LA PREVENZIONEPESARO Cresce l'adesione dei medici di base per la somministrazione dei vaccini al domicilio dei loro pazienti che sono appartenenti a determinate fasce o categorie...

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LA PREVENZIONE
PESARO Cresce l'adesione dei medici di base per la somministrazione dei vaccini al domicilio dei loro pazienti che sono appartenenti a determinate fasce o categorie fragili, ma non mancano le difficoltà, i timori senza un adeguato scudo penale e le critiche a un possibile accordo per l'inoculazione delle dosi nelle farmacie. Il presidente dell'Ordine dei medici di Pesaro-Urbino, Paolo Maria Battistini fa il punto della situazione. «Dopo un primo momento con diverse rinunce e basse percentuali, molti medici hanno dato l'adesione ad andare dai pazienti per somministrare il vaccini. I brutti numeri dell'inizio sono migliorati. Pesaro aveva una percentuale d'adesione sotto al 50% e oggi è attorno al 65%. A Fano siamo al 70% mentre a Urbino attorno al 90%. Questo sul dato dei circa 250 medici di base in provincia».

Le resistenze
Le resistenze erano soprattutto nella città capoluogo. «Le persone sono molto felici che il medico di famiglia vada a casa però non è tutto oro quello che luccica. Siamo un po' soli nell'organizzazione perché dobbiamo vaccinare, compilare il consenso e rispondere dal punto di vista amministrativo. I tempi non sono rapidi e ogni volta che apriamo una scatola da 11 dosi dobbiamo terminarle entro la giornata altrimenti i vaccini vanno sprecati. Diventa una corsa contro il tempo, dobbiamo organizzarci con dei colleghi per fare la staffetta entro 6 ore. In più qualcuno non vuole fare Astrazeneca, anche se ormai in bassissime percentuali, ma questo crea qualche disagio. Possiamo dire che la categoria tutto sommato ha risposto pur con mille difficoltà». Altri medici si erano lamentati parlando negativamente della bassa adesione. Battistini precisa: «E' uno sfogo prevedibile. Siamo stati lasciati soli con pazienti critici, c'è stata mancanza di organizzazione». E qui subentra un'altra problematica.
Lo scudo penale
«La questione dello scudo penale per noi è fondamentale: chiediamo la depenalizzazione dell'atto medico. Se nel corso della vaccinazione dovesse accadere qualcosa, al medico viene subito mandato un avviso di garanzia e risulta indagato. Noi rifiutiamo questa impostazione. Ogni vaccino può dare reazioni allergiche, shock anafilattico, imprevedibili. Ci sono pazienti fragili e in questo senso non abbiamo un'assicurazione penale e civile. Se un medico non se la sente si può capire. Ci possono essere eventi avversi e non vogliamo finire sotto accusa». La campagna vaccinale ha già subito una battuta d'arresto. «Questa settimana non ci sono state consegnate altre dosi, qualcuno aveva piccole scorte dalla settimana precedente per questioni organizzative. Le lista d'attesa ci dicono che ogni medico di base ha 5-15 anziani che hanno prenotato l'inoculazione. Ora potrebbero aumentare a 20-25. Questo richiederà una maggiore risposta da parte nostra, ma è tutto più difficile se mancano i vaccini». Ultimo tema, la questione di un possibile accordo per le vaccinazioni in farmacia.
Farmacie, il disaccordo

«Siamo in totale disaccordo, l'inoculazione è un atto medico e ci deve essere un medico per valutare le condizioni. Pensare a un'ambulanza fuori dalla farmacia è una forzatura enorme. Tutto scritto nel decreto del governo: prevedere questa possibilità in farmacia e senza medico è del tutto da bocciare».
Luigi Benelli
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Corriere Adriatico