LA PANDEMIA FERMO Vogliono stringere sull'accordo con la Regione, i medici di

LA PANDEMIA FERMO Vogliono stringere sull'accordo con la Regione, i medici di
LA PANDEMIA FERMO Vogliono stringere sull'accordo con la Regione, i medici di medicina generale del Fermano. Adesso che quello nazionale è stato raggiunto, premono per mettere...

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LA PANDEMIA
FERMO Vogliono stringere sull'accordo con la Regione, i medici di medicina generale del Fermano. Adesso che quello nazionale è stato raggiunto, premono per mettere nero su bianco il ruolo che avranno nelle vaccinazioni. «Entro la settimana si deve chiudere. C'è già il rammarico per non aver fatto questi passaggi prima. Non si può perdere altro tempo», incalza Paolo Misericordia, segretario provinciale della Fimmg. Il sindacato, assieme alle altre sigle della medicina di base, ha siglato il patto con il Governo. La cui applicazione spetta, però, alle Regioni. Qualcuna s'è già organizzata. Altre sono più indietro.

I tempi
In attesa dell'accordo ufficiale, le Marche avevano optato per quello che Misericordia definisce «un accordo informale». Passi avanti verso il coinvolgimento della medicina generale, ma niente di definito. Oggi la situazione è grossomodo la stessa. Tradotto: i medici di base sanno che parteciperanno alle vaccinazioni anti Covid, ma non in che modo. Loro spingono per vaccinare negli studi. «Sono i pazienti che ce lo chiedono. Nel momento in cui il contributo della medicina generale viene reso possibile da un doppio livello normativo, nazionale e regionale, dovrà essere messa nelle condizioni di poter declinare questa attività», dice Misericordia.
La percentuale
«C'è un 15-20% di over 80 che vanno vaccinati a casa. Per gli altri esiste l'annullamento della prenotazione», aggiunge. La questione è complessa. Perché la Regione ha deciso di vaccinare i grandi anziani in centri di massa. Nel Fermano, a Montegranaro e Amandola. Per i medici, invece, sarebbe meglio somministrare le dosi negli studi. Per farlo, il segretario della Fimmg si aspetta un'adesione quasi totale dei camici bianchi, ma fa sapere «se qualcuno avrà difficoltà o preferirà evitare di vaccinare ci saranno delle equipe territoriali che dovranno intervenire per ovviare alla vaccinazione degli assistiti». Ma non tutti sono d'accordo sull'uso degli studi medici. La presidente dell'Ordine di Fermo, per esempio, sposa la causa della Regione e, a cascata, dell'Area vasta 4. «Concentrando le vaccinazione in pochi punti, si ottimizzano spazi e tempi», dice Anna Maria Calcagni, per la quale la stessa logica andrebbe usata per le prossime categorie a cui, secondo il calendario anconetano, spetterà il vaccino.
Il futuro
«Dobbiamo vaccinare il più possibile e nel più breve tempo possibile spiega Calcagni , per evitare la diffusione delle varianti e il rischio di vanificare la copertura. Ma siamo legati alla disponibilità delle dosi e al tipo di vaccino, perché ognuno, per la somministrazione, richiede un'organizzazione diversa». Aspettando di conoscere i dettagli dell'accordo, i medici di base si interrogano sulla distribuzione delle dosi. «Sembrerebbero essere state tutte assegnate al sistema di prenotazione regionale, ma non potrà essere così. Una parte dovrà essere consegnata alla medicina generale», rimarca Misericordia. Incognite anche sul tipo di vaccino che sarà messo a disposizione dei medici. Da sabato scorso, agli over 80, viene somministrato lo Pfizer o il Moderna. Vaccini, secondo il direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Area vasta 4, Giuseppe Ciarrocchi, non adatti alla medicina generale, per via delle modalità di conservazione.
Il piano

L'ipotesi sarebbe allora quella di aspettare e di coinvolgere i medici nella fase successiva, per vaccinare personale scolastico e forze dell'ordine, per i quali dovrebbe essere usato l'AstraZeneca, più facile da gestire. Ma i medici non ci stanno e chiedono di entrare in campo subito e di usare i loro studi per vaccinare prima gli over 80, poi gli altri, bocciando di fatto l'idea del direttore dell'Av4, Licio Livini, di utilizzare, per questi ultimi, la scuola elementare don Dino Mancini di Fermo.
Francesca Pasquali
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Corriere Adriatico