L'ultimo cerchio, quello urbanisticamente più delicato, si è virtualmente chiuso venerdì scorso nella riunione che si è svolta in Regione alla presenza dei manager del general...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I terreni acquisiti
I terreni acquisiti da diversi privati a ridosso dell'Interporto di Jesi infatti, mettevano insieme 50 ettari di superficie all'interno del piano attuativo di zona. Una simile disponibilità era ottimale per lo spazio sui cui edificare il maxideposito (circa 9 ettari) ma non per la capacità edificatoria consentita dalle norme urbanistiche collegate. Questi 50 ettari, infatti, contemplano la possibilità di edificare circa sul 10% della superficie. La prima soluzione vagliata, per motivi immediati di dimensioni, poteva essere l'acquisizione di una parte dei terreni di Interporto (per acquisirne i volumi edificatori) ma la natura del soggetto giuridico, partecipato da un ente pubblico, poneva problemi collegati alla strada normativa da percorrere.
La strada risolutiva
Non era un problema di semplice soluzione ma, a sentire i report della riunione di venerdì scorso, sembra che la Regione abbia trovato la strada per mettere a disposizione del general contractor quello di cui aveva bisogno. Un esame approfondito dei terreni dell'ente pubblico partecipato da Svim (a sua volta controllato da Regione Marche), ha evidenziato la possibilità di attingere a una porzione di Interporto che nei mesi scorsi era già stata affidata a un privato con un bando rent-to-buy.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico