L'ultimo cerchio, quello urbanisticamente più delicato, si è virtualmente

L'ultimo cerchio, quello urbanisticamente più delicato, si è virtualmente
L'ultimo cerchio, quello urbanisticamente più delicato, si è virtualmente chiuso venerdì scorso nella riunione che si è svolta in Regione alla presenza dei manager del general...

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L'ultimo cerchio, quello urbanisticamente più delicato, si è virtualmente chiuso venerdì scorso nella riunione che si è svolta in Regione alla presenza dei manager del general contractor di Amazon e dei tecnici della Regione Marche del servizio gestione del territorio insieme al governatore Luca Ceriscioli. Sul tavolo il nodo delle superfici disponibili e dei volumi edificatori collegati, necessari ad Amazon per realizzare il polo della logistica all'Interporto di Jesi anticipato dal Corriere Adriatico il giorno di Ferragosto. La trattativa era andata in maniera abbastanza spedita nei mesi estivi per l'acquisizione dei terreni di alcuni privati sul versante Nord a ridosso della statale 76 tra Monsano e Chiaravalle (per essere più precisi tra ex Sadam e Coppetella) ma ora aveva bisogno anche di una schiarita per quel che riguarda la parte urbanistica.

I terreni acquisiti
I terreni acquisiti da diversi privati a ridosso dell'Interporto di Jesi infatti, mettevano insieme 50 ettari di superficie all'interno del piano attuativo di zona. Una simile disponibilità era ottimale per lo spazio sui cui edificare il maxideposito (circa 9 ettari) ma non per la capacità edificatoria consentita dalle norme urbanistiche collegate. Questi 50 ettari, infatti, contemplano la possibilità di edificare circa sul 10% della superficie. La prima soluzione vagliata, per motivi immediati di dimensioni, poteva essere l'acquisizione di una parte dei terreni di Interporto (per acquisirne i volumi edificatori) ma la natura del soggetto giuridico, partecipato da un ente pubblico, poneva problemi collegati alla strada normativa da percorrere.
La strada risolutiva

Non era un problema di semplice soluzione ma, a sentire i report della riunione di venerdì scorso, sembra che la Regione abbia trovato la strada per mettere a disposizione del general contractor quello di cui aveva bisogno. Un esame approfondito dei terreni dell'ente pubblico partecipato da Svim (a sua volta controllato da Regione Marche), ha evidenziato la possibilità di attingere a una porzione di Interporto che nei mesi scorsi era già stata affidata a un privato con un bando rent-to-buy.
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Corriere Adriatico