IL SERVIZIO FERMO Le farmacie si dividono sui vaccini. A due settimane dall'accordo

IL SERVIZIO FERMO Le farmacie si dividono sui vaccini. A due settimane dall'accordo
IL SERVIZIO FERMO Le farmacie si dividono sui vaccini. A due settimane dall'accordo con la Regione, nel Fermano, l'adesione vacilla. «Troppe responsabilità», dicono quelle che...

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IL SERVIZIO
FERMO Le farmacie si dividono sui vaccini. A due settimane dall'accordo con la Regione, nel Fermano, l'adesione vacilla. «Troppe responsabilità», dicono quelle che non hanno aderito. Che è un po' il discorso che facevano i medici di base, prima dello scudo penale. Ma non è solo quello. C'entra anche lo spazio. Nel senso che tante farmacie una stanza in più dove fare i vaccini non ce l'hanno. E mettere un tendone all'ingresso, per tanti, non è una grossa idea. «Non ci sembra il caso, sia perché non abbiamo uno spazio da poter dedicare alle vaccinazioni, sia perché, all'assicurazione, dovremmo provvedere noi. Per questo, abbiamo deciso di non aderire», spiega Mara Benigni della farmacia Benigni di Porto Sant'Elpidio. Non se la sentono i farmacisti, di rischiare. «E se poi, malauguratamente, succede qualcosa? Se chi ha fatto il vaccino ha una reazione grave?», si chiedono.

I particolari
L'accordo non prevede la presenza di medici o infermieri. La responsabilità, insomma, sarebbe tutta la loro. E tanti, ad assumersela, non ci pensano proprio. «Non essendo medici, in caso di choc anafilattico, non possiamo prescrivere e somministrare cortisone o adrenalina. Da paziente, mi sentirei più sicura a vaccinarmi nei centri specializzati», aggiunge la farmacista. E non è l'unica a pensarla così. «Siamo farmacisti, non infermieri, né medici. Non abbiamo la competenza per vaccinare perché abbiamo seguito un percorso diverso», dice Franco Cori, titolare a Ortezzano dell'omonima farmacia rurale. «Ci tengo alla salute dei miei clienti. Sei i medici di base sono preoccupati, figuriamoci noi farmacisti. Ognuno dovrebbe fare il suo mestiere. Tutti non possono fare tutto», prosegue. E il Fermano si spacca. Tra chi non vuole rischiare e chi, «per spirito di servizio», vaccinerà. Dopo aver seguito il corso online e fatto qualche ora di pratica in un centro vaccinale assieme a un medico. Insomma, dopo essere diventati farmacisti vaccinatori. Quelli che, in base all'accordo con la Regione, riceveranno sette euro per ogni dose somministrata.
La scelta
Chi vaccineranno e con quali vaccini sarà l'Asur a deciderlo. Di sicuro, non prima di giugno. Poi, dipenderà dalle scorte che, in questa fase, nelle Marche, sono risicate. «Il problema è che gli scenari cambiano di continuo. Le forniture di oggi, tra due giorni, potrebbero essere un lontano ricordo», dice Biagio Bucci della farmacia Bucci di Belmonte Piceno. Altra farmacia rurale che, però, ha deciso di aderire alla campagna vaccinale. «Ci mettiamo a disposizione fa sapere il titolare , ma sarebbe bene coordinarci per non disperdere le dosi». Il timore è che, soprattutto nei centri piccoli, i vaccini che, una volta scongelati, vanno usati nel giro di poche ore, possano andare sprecati se non ci saranno abbastanza persone a cui somministrarli.
La strategia

Non avendo una stanza per vaccinare, la farmacia s'appoggerà a un altro locale, «per non privare i cittadini di un servizio fondamentale in questo periodo». Soprattutto nei paesi piccoli, dove, per vaccinarsi, bisogna prendere la macchina e spostarsi nel centro più vicino. Ma anche in quelli più grandi, per offrire un'opzione in più, anche se a pochi metri dal principale centro vaccinale della provincia, quello di Fermo. «Abbiamo aderito spiega Elisabetta Astorri della farmacia Astorri perché ci rendiamo conto che, in questo momento, ci dobbiamo mettere al servizio della campagna vaccinale. Lo facciamo con spirito di servizio, sperando di poter dare il nostro contributo all'unica arma che abbiamo».
Francesca Pasquali
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Corriere Adriatico