Il problema che si pone poi è anche quello di dove mettere le salme delle vittime locali visto che il cimitero di Arquata del Tronto rischia di essere dichiarato inagibile e per...
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Le tendopoli
Morti, feriti ma anche distruzione. Che vuole dire sfollati, gente che si è salvata ma ha perso tutto. La prima tendopoli allestita nelle Marche è stata quella nella zona industriale di Pescara del Tronto. La seconda, ieri, nel campo sportivo di Arquata destinato ad ospitare tutte quelle persone che intendono rimanere il più vicino possibile alle loro case danneggiate dal terremoto. Il campo è composto da 30 tende per 150-180 persone. La tendopoli è completamente autonoma, dotata di luce, acqua e riscaldamento con delle stufette, oltre ai servizi igienici. Accanto all'area della tendopoli c'è il campo logistico destinato ai soccorsi. Ospita vigili del fuoco, forze dell'ordine e personale sanitario con un posto medico avanzato. «Cosa ci manca di più? La prima cosa che rimpiango è il mio letto ma poi pensi che vorresti solo serenità...»: si commuove la signora Sabrina nella tendopoli allestita ai piedi di Pescara del Tronto. Cercando di mettere insieme le emozioni della prima notte da sfollata. «Abbiamo sentito il terremoto anche questa notte - ha detto ancora Sabrina - ma nelle tende ti senti al sicuro. La notte tutto sommato è andata bene, possiamo raccontarlo quello che è successo». Per la signora però «sta crollando tutto e crollano anche i nervi». Un punto d'ascolto psicologico è stato attivato da ieri mattina nel campo di accoglienza di Pescara del Tronto. È in una delle tende all'ingresso dell'area e presso di esso opera uno psicologo della Protezione Civile. Già nelle ore successive al sisma ad Arquata del Tronto era intervenuto come volontario Sergio, psichiatra di Bologna che era in ferie a San Benedetto del Tronto. «Con mia moglie, medico, abbiamo lasciato i figli e i parenti - aggiunge - e siamo subito arrivati qua. Tra le persone che sono qui ho riscontrato piccole crisi d'ansia. Diversi piangono perché una situazione difficile, in particolare quando viene comunicato il decesso di qualche parente. Parliamo con loro, cerchiamo di dare fiducia, e solo quando il lutto completamente realizzato faremo interventi terapeutici più mirati».
Lolita Falconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico