IL CASO PESARO Sulla ripartenza in riva al mare qualcosa non funziona: da una

IL CASO PESARO Sulla ripartenza in riva al mare qualcosa non funziona: da una
IL CASOPESARO Sulla ripartenza in riva al mare qualcosa non funziona: da una parte i gestori degli stabilimenti che faticano a fare gli sceriffi e a controllare i comportamenti...

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IL CASO
PESARO Sulla ripartenza in riva al mare qualcosa non funziona: da una parte i gestori degli stabilimenti che faticano a fare gli sceriffi e a controllare i comportamenti dei bagnanti e dall'altra i bagnanti che guardandosi intorno dei distanziamenti garantiti non trovano adeguata applicazione. Nell'ultimo weekend in alcuni stabilimenti sono stati ravvisati nei confronti di alcuni bagnanti comportamenti non conformi alle vigenti disposizioni, riguardanti il mancato distanziamento sociale. Dall'altra parte: «Poco è cambiato rispetto al passato - racconta una bagnante - e non mi sembra poi che le distanze tra gli ombrelloni siano proprio quelle giuste».

Le norme
A questo proposito le norme in vigore esentano dal dovere di coprirsi naso e bocca solo chi soggiorna sotto l'ombrellone e fa il bagno; è comunque confermato l'obbligo di osservare una distanza di sicurezza. E violazioni ci sono state al pari di quelle che si sono verificate dalla sera del 29 maggio a quella del 2 giugno, al Lido, dove era obbligo dalle ore 18 indossare la mascherina. «I nostri operatori - evidenzia l'associazione di categoria Oasi Confartigianato - riferiscono che sarebbero stati minacciati di essere sanzionati». Di fronte a questo comportamento, Andrea Giuliani ricorda alle Amministrazioni Comunali e ai Comandi dei vigili urbani che il protocollo sanitario, approvato dalla Regione Marche, prescrive chiaramente che gli operatori balneari non possono essere ritenuti responsabili per comportamenti non corretti da parte dei bagnanti. «Ci sono nella città afferma - episodi e situazioni molto più gravi da prevenire e combattere rispetto a quei pochissimi sparuti e isolati casi che possono verificarsi all'interno degli stabilimenti; gli operatori balneari esercitano una continua e costante opera di sensibilizzazione affinché gli avventori rispettino le regole riguardanti, soprattutto, il distanziamento sociale; se qualcuno non rispetta la distanza di un metro va informato con garbo facendo soprattutto opera di prevenzione; in ogni caso gli operatori balneari, in base a quanto previsto dal protocollo, non possono essere ritenuti responsabili per comportamenti difformi assunti dai bagnanti; di conseguenza la minaccia di sanzioni a carico dei concessionari di spiaggia, oltre ad essere fuori luogo e non fondata giuridicamente, non contribuisce a creare proficui rapporti di collaborazione e quella serenità necessaria di cui gli operatori balneari hanno tremendamente bisogno dopo mesi di ansie, preoccupazioni e chiusura per decreto». Il problema non è di facile soluzione. Da una parte gli stessi clienti pretenderebbero che il responsabile di una concessione, all'interno dell'area di sua competenza faccia rispettare le regole in vigore, agendo d'autorità nei confronti di quei clienti che mettono in atto comportamenti trasgressivi. Chi paga per ricevere in uso un ombrellone e un paio di lettini, infatti per prima cosa esige la garanzia di sicurezza. Dall'altra l'operatore non ha che una chance per intervenire, quella di richiedere l'intervento dei vigili. A questo proposito il Comando della Polizia locale di Fano ha istituito di nuovo, dopo che non era entrata in servizio da alcuni anni, una apposita pattuglia Arenile.

Massimo Foghetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico